sabato, 27 Luglio 2024
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Riflessioni tra il serio e il faceto

Sonnacchiatella longa longa e picceriella picceriella. Me cala la palpebra, prima la destra e poi la sinistra e tu lì sul solito divano a sonnecchiare che, tra una ronfata e l’altra, ti godi un momento catartico profondo e delicato allo stesso tempo. Il dolce far niente.

Non pensi a niente e ti rilassi. Quando ti riprendi dal torpore, ti sembrerà che sia passato un tempo interminabile, guardi l’orologio e ti accorgi che sono passati solo dieci minuti.

Solo dieci minuti, così poco? Intanto ti guardi intorno e non ti sembra di riconoscere dove sei, non ti ricordi che giorno è, se è mattina o pomeriggio, insomma sei sullo stonatizzo andante.

Ma sarà servita la mini siesta?

Assolutamente no, per fare una buona siesta ci vuole almeno una menzoretta, trequatiddora e se è unorra ancora meglio. Ma intanto sono stati solo dieci minuti, un tempo troppo breve per riprendersi dallo stress quotidiano e dai fatti nefasti che avvengono intorno a noi.

E allora che fare?

Ritentare a sonnecchiare un’altra volta, in maniera tale da scacciare i pensieri negativi?

Ma chiaramente non ci riesci; e allora che fai? Ti arrendi? Ci riprovi? O che so, ti inventi qualche altra cosa da fare? Intanto i pensieri negativi stanno per prendere il sopravvento.

Allora, per non pensare, ti inventi qualche cosa da fare per distrarti, questa è forse la soluzione giusta.

Sì, ma cosa fare?

Ti metti a riflettere e non trovi una soluzione, continui a spremerti le meningi, o almeno cerchi di mettere in funzione quei pochi neuroni che ti sono rimasti, considerando l’età avanzata e la voglia di muoversi.

Voglia di muoversi?

Ma non sia mai, ho deciso di poltrire e mi debbo imporre di riuscirci, che la lagnusia regni sovrana, devo scacciare i pensieri negativi!

E allora?

“Allora che?”

Ma cu è chisto ca mi parra in testa!

Troppo sforzo, mi stancai, basta pensare, basta cercare di muoversi non sia mai.

“E allora?”

Mi ripeti sta vuci in testa.

Arré ci batti cu stu allora, ma cu si, chi boi?

Di nuovo sta vocina: “ti rissi basta, rilassati e chiama Morfeo lui si che ti capisce. Chiamalo e quando arriva lassati annare tra le sue braccia”.

Scusa ma cu è Morfeo, u conuscio? È fimmina o masculo. Certo non è lo stesso abbandonarsi tra le braccia ri un masculo o ri una fimmina. A mia mi piacissi ca fusse na bedda fimmina.

Arré iddu: “Ma chi vai pinsannu, oramai un c’è chiu diffirenza tra masculi e fimmini, ti acchiappi chiddu ca ti veni”.

Ma telé che è bieddu chistu, ma vatinni va, mi vinni lu malu di testa.

Detto questo non lo avvertii più. Chiuivu l’occhi e mi addummiscii

Ma feci sonni terribili, mi risvegliai tutto emaciato, i pensieri che mi attanagliano in questi giorni si sono fatti presenti anche nel sogno che ho fatto.

Ma quali sono questi pensieri? Vi chiederete cari lettori.

È presto detto. Troppe ingiustizie, troppe sopraffazioni vengono compiute nel mondo ma perché e per che cosa poi. Per la terra, per il possesso di un pezzo di terreno che una parte vuole sottrarre all’altra.

E chi ne fa le spese di tutto questo?

Dei poveri innocenti, che con tutto questo non hanno niente da spartire. È un abominio vederli perire o peggio ancora subire delle mutilazioni.

Possibile mai che l’uomo, se così si può chiamare, pensa sempre alle guerre e alle sopraffazioni? I forti contro i deboli, e che cavolo.

Ma che ci vuole a vivere in pace e in armonia?

Secondo me ci vuole poco, un pò di sale in zucca. Siamo tutti esseri umani e dovremmo avere rispetto sia per i nostri simili, sia per l’ambiente, sia per tutto quello che ci circonda.

La parola PACE dovrebbe regnare sovrana, ma mi rendo conto che questo mio pensiero sia un’utopia di non facile realizzazione. Finché ci saranno certe teste di … in giro, tutto questo non sarà possibile.

Ma che ci vuole ad isolare questi guerrafondai e renderli innocui?

Finché regneranno i signori della guerra lustru unni putemu viriri.

I signori delle armi, se regnasse la pace, come farebbero a sopravvivere?

Dovremmo mettere dei fiori nei vostri cannoni, come recitava un celebre brano musicale che nel 1967 riprendeva lo slogan di una intera generazione di pacifisti. Questo slogan, venne reso famoso in Italia dalla canzone “Proposta” dei Giganti del 1967.

Rimango speranzoso?

Purtroppo no! E allora?

Non so come rispondere, il male pervade l’essere umano e sradicarlo non sarà mai facile. Non ci rimane altro che sperare in un mondo migliore, voglio continuare a credere che prima o dopo il bene trionferà.

N.B. In copertina ho messo un’immagine di un’alba velata, con la speranza che questo velo duri poco e il cielo ritorni ad essere limpido.

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