martedì, 19 Marzo 2024
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Libertà, giustizia e convivenza

Tre concetti troppo spesso abusati e/o usati a sproposito, pura e mera illusione, concetti utopici, oserei dire.

C’è voluto tanto tempo, sarà certamente la mia non più giovane età, affinché mi rendessi conto che mi prendevo in giro da solo. Vi chiederete: “perché dici questo?”.

Lo dico e lo affermo con cognizione di causa, la libertà, la giustizia e la convivenza non esistono.

Vediamo perché.

Libertà, diceva un noto cantautore, è partecipazione. Siete mai, e ripeto mai, stati chiamati a partecipare alle decisioni che poi vi hanno imposto?

Giustizia, paroloni: “siamo tutti uguali davanti la legge”, a questo punto mi scatta una sonora risata, e non aggiungo altro.

Convivenza, ovvero il vivere civile, possiamo affermare che rispettiamo gli altri e gli altri rispettano noi? E che dire delle regole? Le rispettiamo e gli altri le rispettano?

Ci sarebbe da scrivere un romanzo per descrivere appieno ciò che non va, i poteri forti ci hanno preso sempre in giro illudendoci che siamo liberi, almeno nelle civiltà più evolute i cosiddetti paesi occidentali, ma è davvero così? Mi scappa un sonoro e fragoroso “NO”. E’ una illusione essere liberi, ci vengono imposti, sempre con la scusa del vivere civile, delle limitazioni alle nostre azioni, “non puoi fare questo, non puoi fare quell’altro” certo è chiaro l’importante è che non rompiamo le scatole agli altri e non calpestiamo i diritti degli altri nel vivere liberi. Io vedo l’essere umano come se fosse relegato dentro una gabbia dove si può muovere solamente con limitazione, certo non si può paragonare a chi in gabbia ci sta realmente, vedi gli animali negli zoo, ma il concetto è quello.

Torniamo al concetto di giustizia. Quante sopraffazioni, quanti soprusi subiamo nella nostra esistenza terrena, un povero o un comune mortale ha gli stessi diritti di un ricco o di un potente? In teoria si, ma in pratica “NO”. Esempi ce ne sono a bizzeffe, ad esempio: i neri sono trattati alla stessa stregua dei bianchi negli Stati Uniti, ovvero in quello Stato che si definisce la culla della libertà? Oppure, le popolazioni come ad esempio i palestinesi, i siriani, i curdi etc. etc. sono trattati in maniera uguale alle popolazioni dei paesi che li vessano? “NO”.

Quindi miei cari lettori, che c’è da fà? Con l’accento sulla a.

Purtroppo, la mia esperienza dice che non c’è niente da fare, bisogna solo sperare che le giovani generazioni si sbraccino e facciano valere i propri diritti, ma per far questo si dovrebbe fare pulizia di tutti coloro che ci impongono le loro volontà in nome della falsa democrazia che ci opprime. Non sarà facile, chi detiene il potere difficilmente lo molla. La mia generazione ci ha provato, ma ha fato un buco nell’acqua, anche altre generazioni successive ci hanno provato e anche loro hanno ottenuto scarsi risultati.

Ma è mai possibile che, ricordando il passato, l’unica reazione valida per la soluzione del problema è “La revoluciòn”, tipo quella francese di qualche secolo fa. Ma dopo quel periodo aureo, cosa è avvenuto, che tutto col tempo è tornato come prima se non peggio.

E allora? Non c’è speranza?

La speranza è l’ultima a morire, dice un noto proverbio, ma Speranza (era una vecchina del mio paesello) ed è morta da tempo, e allora?

Io, ad esempio, in tema di libertà, vorrei tanto “menare”, con quel bastone con cui adesso mi accompagno, coloro che nel tempo mi hanno reso la vita difficile, per la curiosità di capire cosa hanno dentro la testa al posto del cervello, me lo immagino, ne sono certo, scocci i rizzi e sfilazzi i cannavazzu (per i non siculi: bucce di ricci di mare e fila che si staccano dal canovaccio rovinato).

Per concludere voglio citare un motto di un noto rivoluzionario “Hasta la victoria siempre”.

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