Il dipinto su tela raffigurante i “Santi Cosma e Damiano” che si trova nella Chiesa dell’Annunziata, una delle chiese principali di Comiso (RG), è stato sottoposto a restauro grazie a un intervento dell’assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana.
La tela, applicata su un supporto rigido – cosa che ne ha evitato il cedimento – si presentava sfibrata, con numerose lacerazioni e piccole cadute di colore diffuse su tutta la superficie. Le operazioni di restauro, in corso da qualche settimana, stanno restituendo alla tela l’antico splendore e regalandoci preziose rivelazioni circa la datazione, da riferire alla seconda metà del ‘600, e la firma dell’artista che l’ha eseguita.
“L’attività di restauro della tela, che versava in cattive condizioni – precisa l’Assessore dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – rappresenta un gesto di attenzione del Governo regionale verso il sentimento sacro di devozione della comunità comisana. Già sin dalle prime battute l’intervento di pulitura si è rilevato molto interessante dal momento che ha restituito preziose informazioni sulla data di realizzazione e l’autore; cosa, questa, all’esame degli esperti. La tela, che negli ultimi anni non era stata più esposta al pubblico tornerà, dopo il restauro, ad essere visibile. Anche attraverso questo intervento di restauro si opera un’attività concreta di recupero della memoria dei territori con l’obiettivo di mantenere saldo il legame con l’eredità che la storia e le tradizioni ci hanno consegnato”.
I lavori di restauro, per un importo di 8.950,11 euro, sono stati affidati alla ditta “Arte e restauri” di Cataldi Giovanna & C. S.a.s. di Vittoria. A completamento dei lavori, che avverrà nel giro di qualche settimana, la tela rimarrà custodita presso i locali della Soprintendenza di Ragusa e sarà restituita alla Chiesa dell’Annunziata non appena verranno conclusi i lavori di restauro estetico e funzionale della Cupola.
I Santi Cosma e Damiano che la tradizione vuole di origine araba, sono due gemelli medici che operavano in Siria. Anche se le caratteristiche della loro vita si basano su fonti storicamente deboli, hanno goduto di un largo e diffuso culto proprio grazie all’arte medica che praticavano gratuitamente nei confronti di tutti; da qui l’appellativo Anàrgiri (dal greco anargyroi, senza denaro). Uno dei loro più celebri interventi, che ci è stato tramandato dalla tradizione, fu quello di aver sostituito la gamba ulcerata di un paziente con quella di un etiope appena deceduto.
Durante le persecuzioni dei cristiani promosse da Diocleziano (284 – 305) furono fatti arrestare da Lisia, prefetto della Cilicia, e avrebbero subito un martirio così atroce da far scrivere, su alcuni martirologi, che furono martiri cinque volte. I supplizi subiti da Cosma e Damiano differiscono secondo le fonti. Secondo alcune furono dapprima lapidati, ma le pietre rimbalzarono contro i soldati, secondo altre furono crudelmente fustigati, crocefissi e bersagliati dai dardi, ma le lance rimbalzarono senza riuscire a fare loro del male; altre fonti ancora narrano che furono gettati in mare da un alto dirupo con un macigno appeso al collo, ma i legacci si sciolsero e i fratelli riuscirono a salvarsi, e ancora incatenati e messi in una fornace ardente, senza venire bruciati. Cosma e Damiano infine vennero decapitati, assieme ai loro fratelli più giovani (o discepoli) Antimo, Leonzio ed Euprepio, nella città di Cirro, nei pressi di Antiochia.