venerdì, 26 Aprile 2024
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HomesocialeUomo, spirito e cenere. L’intervista a Padre Massimiliano Purpura

Uomo, spirito e cenere. L’intervista a Padre Massimiliano Purpura

Il Mercoledì delle Ceneri rappresenta, per il cristiano, l’inizio di un cammino fatto di penitenza, digiuno e preghiera: da questo giorno, infatti, prende avvio la Quaresima, il tempo di preparazione alla Pasqua. Il corpo è destinato a invecchiare, consumarsi, spegnersi: è la cenere a ricordarlo. Tale consapevolezza, per colui che crede, non è motivo di paura e sconforto, ma è il punto di partenza per nutrire e rendere forte il proprio spirito. L’uomo, che nella frenesia del mondo, tra pensieri terreni e impegni, è spesso vittima di un turbamento interiore, che apre la strada all’egoismo e alle scelte sbagliate, può intraprendere il percorso quaresimale solo guidato dalla parola di Dio.

Il gesto di porre la cenere sul capo dei fedeli, nel corso del Mercoledì delle Ceneri, è qualcosa di significativo e, decisamente, simbolico: non appare come un qualcosa da valutare esclusivamente all’interno della liturgia, ma lascia un messaggio da concretizzare nella quotidianità. In vista della Quaresima, dunque, raggiungiamo la Chiesa Maria SS. Immacolata di Bagheria per incontrare il parroco Don Massimiliano Purpura, a cui rivolgiamo alcune domande. Nel corso dell’intervista, Padre Massimiliano stringe tra le mani il messale, preso direttamente dall’altare, dove da poco ha finito di celebrare la messa. Un modo di fare, questo, che non passa certamente inosservato: nel suo modo di porsi al dialogo, infatti, è già evidente la fonte delle sue risposte.

Don Massimiliano Purpura
Don Massimiliano Purpura

Padre Massimiliano, cosa rappresenta per il fedele l’imposizione delle ceneri, compiuta dal parroco nel corso della liturgia del mercoledì?

«Si tratta di un segno penitenziale, che vuole ricordare all’uomo la sua caducità, il suo essere creatura e, dunque, il suo bisogno di ritornare a Dio. In occasione del Mercoledì delle Ceneri, infatti, la Chiesa a questo gesto associa anche la formula “ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”. Attraverso il pentimento, quello del cuore, che nasce dalla consapevolezza del proprio peccato, il Signore concede il Suo perdono»

Se, dunque, questo segno richiama la fragilità della vita e la debolezza dell’uomo, non può sopraggiungere in noi anche un sentimento di paura e sconforto?

«Alla debolezza della carne abbiamo dei farmaci, i sacramenti. Nello specifico, contro le tentazioni, il sacramento della Confessione e quello dell’Eucarestia. Ricordiamo, inoltre, che siamo nell’anno della misericordia e per questo, a maggior ragione, dobbiamo riavvicinarci a Dio, ma non attraverso quella “porta simbolo”, che abbiamo aperto in tutte le Chiese: la vera porta per raggiungere il Signore, infatti, è il sacramento della riconciliazione, il riconoscere i propri peccati»

Astinenza e digiuno: come si devono intendere d’oggi queste due forme di penitenza?

«Il discorso sulla penitenza, può apparire ad alcuni oscurantista, ad altri addirittura può richiamare alla mente il Medioevo. Non è così: il privarsi, il fare digiuno è un modo per rafforzare lo spirito e la volontà, ci aiuta ad avere padronanza di noi stessi e a combattere Satana, che conosce perfettamente le nostre debolezze. È vero che, al giorno oggi, sono ben altre le cose da cui dobbiamo digiunare: le tentazione della lingua, degli occhi, dei vizi (gioco, alcool, sesso, droga, fumo), le inclinazioni al peccato. Il Signore gradisce di più l’astenersi da ciò a cui uno tiene particolarmente o ha difficoltà a rinunciare»

A pochi giorni dall’inizio della Quaresima, esce su un noto giornale nazionale, un articolo dal titolo “L’Isis non ci serve, il nostro medioevo è qui con Padre Pio”. Come commenta o quale è il suo pensiero ad una tale affermazione?

«L’Isis è un fenomeno del demonio, è odio diabolico. L’associare questi termini ed immagini ai fedeli, uniti a Roma attorno ad un Santo, Padre Pio, nell’anno del Giubileo, è certamente qualcosa di inadeguato, dietro il quale io non posso non vedere anche l’azione del maligno, perché è proprio in queste cose che agisce. Ogni persona ha una sua storia, vive le sue situazioni personali, con le proprie difficoltà e sofferenze e, dunque, si rapporta, come meglio sente, al santo, il tramite verso il soprannaturale, verso Dio. Vogliamo, forse, togliere all’uomo la speranza, il credere in Padre Pio? Noi abbiamo ancora bisogno di queste manifestazioni, di questa pietà popolare, di esprimere liberamente la fede»

Tornando alla Quaresima, quale messaggio per il fedele, che intraprende il cammino della penitenza

«Sempre, ma ancora di più nel tempo di Quaresima, il Signore ci offre la possibilità del perdono e della salvezza. Per coloro a cui tutto sembra perduto, c’è sempre la speranza di riprendere in mano la propria vita. Abbiamo bisogno di Cristo: se non c’è la Luce che viene dall’alto, l’uomo non può comprendersi, la creatura non può capire chi è senza il suo Creatore. Solo con Dio, l’uomo trova la sua giusta collocazione, il suo stesso significato, la sua bellezza e la sua grandezza. Trova se stesso»

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