giovedì, 2 Maggio 2024
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La Macchina dei Sogni: un bizzarro varietà e le voci antiche dei Fratelli Mancuso

Terza giornata della Macchina dei Sogni a Palazzo Belmonte Riso nel segno delle culture diverse con un occhio al di là del Mediterraneo. Il festival ideato da Mimmo Cuticchio e giunto ormai alla sua trentaquattresima edizione, si aprirà domani (2 giugno) alle 18 con le voci dei narratori. Ognuno a suo modo, recuperando fiabe antiche e nuove storie, condurranno alla scoperta di un mondo buono, dove tutti vivono in pace. I narratori che si alterneranno alla Macchina dei sogni, sono Tiziana Cuticchio, Yousif Latif Jaralla, Isabella Messina e Nadia Parisi. Alle 19All’inCirco Varietà” un crescendo pirotecnico di comicità, magia, acrobazia, poesia e follia spettacolo d’arte varia a cavallo tra il circo teatro e il cabaret. I bolognesi Lannutti & Corbo (insieme, P.I.P.P.U. Piccola Impresa Per Produrre Umorismo) danno vita ad un varietà surreal-popolare, popolato da personaggi bizzarri e assurdi: un imbonitore, una soubrette, Saverio l’oggetto del desiderio, un acrobata che vuole vivere in un mondo alla rovescia, un ventriloquo muto, Frank-Stein…  Alle 21, uno dei concerti più attesi, quello dei Fratelli Mancuso. Voce “nuda” e scelta di strumenti: a loro è affidato il compito di  guidare il pubblico attraverso canzoni, canti sacri a cappella, narrazioni, poesia; insieme formano l’ordito di una trama dove musica e vita si intrecciano in una armonica figura di espressività e passione. Teatro di questo viaggio, oggi come in passato, è la Sicilia, bussola della loro ricerca continua e ponte tra le opposte sponde del mare Mediterraneo, da cui lanciare lo sguardo su affinità e accordi di poesia e di musica. Enzo e Lorenzo Mancuso sono cantori, compositori e polistrumentisti originari di Sutera (CL), emigrati a Londra intorno alla metà degli anni ’70 per fare i metalmeccanici. Hanno iniziato a cantare quasi senza accorgersene e hanno continuato a farlo anche quando, abbandonate le nebbie londinesi, sono riemigrati in Italia, inseguendo un canto ideale, intimo, essenziale, semplice e necessario come un bisogno primario. Con questa “virtuosa inconsapevolezza” hanno cantato nei teatri e nelle piazze, in Italia e all’estero e offerto il segno del loro mondo sensibile.

La sera si chiude alle 22,30 con il secondo capitolo dei racconti del poeta marocchino Abderrahim El Hadiri: stavolta si dedicherà al cous cous, il cibo di Heina e il Ghul e dell’azione scenica che lo completa. Rivolto a un pubblico di adulti e di bambini, attraverso la fiaba, presenta il cous cous. Nella fiaba si racconta di Heina, la figlia dello sceicco che, rapita dal terribile Ghul, il mostro di farina, è riuscita a fuggire e a tornare a palazzo. Sulla scena il cuoco di corte prepara un sontuoso cous cous per festeggiare l’evento e, danzando e cantando tra tegami e coperchi, racconta la mirabolante vicenda. Così gli ortaggi utilizzati (peperoni, zucchine, patate, cipolle) diventano via via i protagonisti di una grande avventura, finendo poi in pentola. Lo spettacolo è recitato in arabo e il pubblico di grandi e piccini è immerso nella sonorità della lingua di un mondo in cui può comprendere situazioni e personaggi solo attraverso gli oggetti e le azioni dell’attore.  INGRESSO LIBERO.

 

Questa edizione della Macchina dei Sogni è profondamente avvinghiata al presente, all’arte, e al percorso UNESCO. Palazzo Belmonte Riso è stato trasformato in un’unica scatola sonora e artistica: ospita “Arabia”, installazione di Fabrizio Lupo ispirata alla Palermo araba; “Normanna”, ideata e disegnata da Alessia D’Amico, che pesca tra formelle e archetti per trovare la foglia d’oro dei mosaici della Cappella Palatina; “Normaniche”, collage di trame e tessuti di Roberta Barraja su cui si animano, al calar del sole, cavalieri e dame della corte di Ruggero; “Sipario Mediterraneo”, frutto di un lento e minuzioso lavoro a quattro mani della scenografa Alessia D’Amico e la fiber artist Grazia Inserillo. “Ombre bianche sui muri”, installazione illuminotecnica di gobos e lamelle di Marcello D’Agostino; le Sagome merlate in balcone di Tania Giordano, fantasmatiche presenze che si affacciano a bordo ringhiera. Nel giardino del museo – recuperato e presentato per la prima volta – una capanna del Mali rivisitata dal CRESM; nella Foresteria, la mostra Cavalieri Antiqui in cui sono esposti i modellini del teatro dei pupi, dei casotti de li vastasi e del luogo dove si raccontava il cunto, realizzati dai giovani dell’Accademia di Belle Arti, le miniature di Gianfranco Di Miceli, di alcuni strumenti musicali rappresentati nelle muqarnas della Cappella Palatina. La mostra resterà visitabile fino al 30 giugno.

INGRESSO LIBERO

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