lunedì, 29 Aprile 2024
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In Sicilia musei mausolei. Faraone, “Quanto ancora dovremo vedere morire i nostri musei?”

Orari incerti e discontinui, chiusure non programmate spesso a capriccio di alcuni custodi, zero iniziative tese a valorizzare il patrimonio artistico, poche guide. E poi non può mancare il cicerone dall’inglese balbuziente. Spesso è questo lo spettacolo a cui assistono diversi visitatori, italiani e stranieri, all’entrata dei musei siciliani.

La condizione attuale dei musei siciliani, secondo quanto messo in luce da certi turisti, sarebbe disastrosa e assurda. Ormai è routine: arrivo, lettura dell’inaspettato cartello (quando c’è) “chiuso per…” e marcia indietro.

A denunciare e riaccendere i riflettori sulla problematica gestione dei musei in Sicilia, arriva la recente dichiarazione e proposta del Sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone: «se davvero si vuole far diventare il patrimonio dei beni culturali siciliani il polo attrattivo si faccia come a Roma: si dia ai siti museali o archeologici l’autonomia gestionale-amministrativa necessaria e si chiamino a gestirli i migliori esperti nel settore della cultura, selezionati a livello internazionale».  Per il Sottosegretario, dunque, le inefficienze riscontrate nei tanti siti museali e archeologici sarebbero strettamente connesse alla mancanza di autonomia e competenza.

«Basta custodi a non finire per lasciare chiusi i musei, basta orari decisi con i sindacati. – aggiunge Faraone – Musei aperti come i più grandi e migliori poli museali europei, da Barcellona a Parigi a Londra, luoghi di cultura dove, dai bambini agli adulti, si possa fruire la bellezza che vi è custodita senza il rischio di trovarsi chiusa la porta, come spesso accade, purtroppo, in Sicilia».

Per Faraone, inoltre, la Sicilia non si sarebbe adeguata alla rivoluzione che a Roma è stata avviata dal governo Renzi, chiudendo, in tal modo, i suoi beni culturali, in una sorta di gabbia. Di qui, l’appello all’Assessore Regionale dei Beni culturali Antonino Purpura: «Faccio un appello all’assessore Antonino Purpura, che so essere persona sensibile e preparata. – ha scritto su Facebook Davide Faraone – Cambi tutto. Concorsi pubblici per i direttori (basati sul merito e non sull’appartenenza geografica o sul ruolo dirigenziale interno), autonomia e costituzione di poli museali, in cui i piccoli musei siano messi a sistema con i più grandi, potendo lavorare in maniera integrata, collaborativa ed efficiente. Quanto ancora dovremo vedere morire i nostri musei, sprofondati nel sonno, nella pigrizia e nell’incompetenza?».

Alla sollecitazione di Faraone non sono tardate alcune polemiche. Per molti, infatti, l’operazione di cambiamento, proposta dal Sottosegretario, circa la nomina di direttori stranieri, sarebbe “anti-italiana”. Ma il Sottosegretario, a tal proposito, precisa: «Come vengono nominati i direttori dei musei regionali siciliani? Un concorso internazionale? Non sia mai, impedito dalla legge che obbliga a scegliere solo tra dirigenti impiegati della regione, tramite degli “atti di interpello” interni, con piena discrezionalità del dirigente generale. In sostanza, una nomina diretta tutta interna agli uffici della Regione. I musei siciliani come le “società municipalizzate”. Questo significa che mai un curatore di livello internazionale, un grande storico dell’arte, un manager culturale esperto, sono stati individuati tramite bando per guidare i musei siciliani. Sempre e solo dipendenti pubblici pagati a prescindere dal profitto e dagli obiettivi raggiunti. Per carità ce ne sono di molto bravi, ma possibile si possa solo scegliere tra i dipendenti regionali? Una follia. I risultati? Sono sotto gli occhi di tutti».

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