martedì, 19 Marzo 2024
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Giù le mani dal mio logo

Qualche giorno fa su Facebook ho voluto pubblicare in maniera provocatoria la foto del logo di Amap storpiato, come se fosse caduto in acqua e si stesse dissolvendo.

Logo che appunto è nato sotto la mia Egidia un bel po’ di anni fa. Per me è un altro figlio, l’ho sempre coccolato e pasciuto per più di trent’anni, facendolo conoscere anche oltre i confini della nostra bella penisola.

Ma perché ho sentito il bisogno di fare ciò? È presto detto: tre giorni fa è comparsa la notizia, sugli organi di informazione, che ad Amap era stato effettuato il sequestro preventivo della cifra astronomica di ben 20 milioni di euro. La Guardia di Finanza aveva notificato all’Azienda il sequestro dei conti correnti aziendali, che ha comportato se non la paralisi dell’azienda ma quasi. Un esempio per tutti, il blocco degli stipendi dei miei ex colleghi. Egoisticamente, dico: meno male che io sono felicemente in pensione da più di un anno.

Ora mi chiedo e dico, ma caro Giudice, non c’era qualche altra alternativa? Bloccare i conti correnti dell’Amap significa, oltre al blocco degli stipendi, il blocco degli acquisti delle materie che servono per far funzionare la distribuzione, il trattamento delle acque, sia idriche che fognarie.

Per fare arrivare l’acqua nelle case dei palermitani, città e provincia compresa, ci sono delle spese da sostenere, non potendo fare fronte a queste spese la produzione e la distribuzione dell’acqua inevitabilmente si fermerà. Chi glielo dice agli utenti? Le scorte, a quanto mi dicono, basteranno si e no qualche settimana. Nessuna azienda fornitrice, in questa situazione, continuerà nelle consegne del materiale utile a fare funzionare gli impianti.

Oggi ho voluto manifestare la mia vicinanza ai colleghi che stavano effettuando il sit-in d’avanti la Prefettura. Ho visto nei loro occhi lo scoramento. Ho cercato di incoraggiarli e gli ho fatto i miei migliori auguri per una pronta soluzione del problema, ma la vedo dura, molto dura.

La situazione che si è venuta a creare non è di facile soluzione. Per adesso, grazie ai sindacati aziendali si è proceduto a dei semplici sit-in d’avanti la Prefettura. I sindacalisti lunedì scorso si sono fatti ricevere dalla Signora Prefetto ed oggi Lei li ha convocati insieme con l’avvocato nominato dall’azienda. In sintesi mi è sembrato di capire che ci sia stato un bel niente di fatto, si deve attendere la decisione del Riesame.

Arriva adesso, adesso la notizia che sono stati sbloccati tre milioni, crediti che il Comune deve all’Amap, che serviranno per il pagamento degli stipendi e per le spese correnti urgenti per non fare fermare l’attività aziendali. Una goccia in un mare in tempesta, questa cifra servirà solamente per pronto accomodo, e dopo?

Vi giuro cari lettori, tutta questa vicenda mi puzza. Già anni fa avevano tentato di fare fallire l’Azienda, ma grazie alla forza dei lavoratori che hanno agito in maniera compatta e solidale, ben guidati dai sindacati aziendali, non ci sono riusciti.

Fortunatamente quel piano di fare fallire l’Amap, fallì miseramente, anzi chi ci voleva assorbire dopo qualche anno è stato assorbito da noi. Da allora, oltre il capoluogo siciliano, l’Amap piano piano ha iniziato a gestire la fornitura idrica della maggioranza dei Comuni della provincia e questo, indubbiamente, ha scatenato gli appetiti delle maggiori multinazionali del settore. Gatta ci cova.

Il mio pensiero non è isolato. Infatti, durante il sit-in, ho parlato con diversi ex colleghi e tutti, e dico tutti, la pensiamo alla stessa maniera. Oggi d’avanti la Prefettura campeggiava uno striscione con la scritta: “GIU’ LE MANI DALL’AMAP” slogan semplice che la dice tutta sul pensiero condiviso dagli ex colleghi.

C’è una cosa che però non capisco, e qua scrive il “bravo” Comunicatore che è in me, già per quasi trent’anni ho svolto in Amap il ruolo di Responsabile delle Relazioni Esterne, almeno così dicevano. Inutile elencare le varie attività che ho fatto, e sono proprio tante. Posso solo affermare, senza falsa modestia, che ho contribuito, insieme ai colleghi che mi hanno affiancato nel tempo, ha fare conoscere l’Amap fuori dagli ambiti della sede aziendale di via Volturno.

Allora, bando alle ciance: i Vertici Aziendali cosa fanno?

Solamente un comunicato stringato che è stato diffuso diffuso alla stampa cittadina. Or dunque, mi ci metto pure io da pensionato, l’amore per la nostra Azienda non può svanire dall’oggi al domani, per quella che, nel mondo dei professionisti della comunicazione, viene chiamata: “Situazione di Crisi”.

Cosa ci dicono i vari manuali della comunicazione in merito alle situazioni di crisi?

Semplice: che bisogna subito, immediatamente senza perdere del tempo formare un comitato di crisi, con al suo interno professionisti del settore allargato ad altri professionisti in materie giuridiche. Quindi, cosa andava fatto? Si doveva indire subito, senza perdere tempo una bella conferenza stampa, con carte e documenti alla mano per contrastare gli addebiti che vengono mossi sia all’Azienda, sia ai suoi vertici chiamati in causa dai Giudici Europei.

Invece che succede? Silenzio! Forse perché si dice che il silenzio sia d’oro. Dicono sempre i manuali che, il silenzio in questo caso alimenta le più disparate cose negative, del tipo “qui gatta ci cova”. Boh, contenti loro, non contenti noi.

Concludendo questo mio sfogo, non ho voluto scendere nei particolari della vicenda, tanto le altre testate li stanno diffondendo, anche se ho notato che ci sono notizie contrastanti diffuse dai colleghi giornalisti.

Cari colleghi, è sempre bene ricordare che la prima regola del buon giornalista è quella di verificare le notizie e, soprattutto le fonti, ma spesso, purtroppo, anche involontariamente lo dimentichiamo.

Ho voluto scrivere questo pezzo anche perché oggi i miei ex colleghi mi hanno sollecitato a scrivere qualcosa in merito, ma essendo parte in causa, anche se in pensione, avevo paura di non essere obiettivo, però credo di esserci riuscito.

Speriamo bene, come ho riportato sopra, la cosa mi puzza, in gioco ci sono dei lavoratori e delle famiglie che dipendono da quello stipendio che per il momento non è stato pagato. Idem per i clienti, se la società Amap non è in grado di fornire il servizio, non oso immaginare cosa possa succedere.

Dice un noto cantautore: “Io penso positivo perché son vivo, perché son vivo…”.

N.B. La foto di copertina è del mio amico Giulio Marguglio.

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