mercoledì, 15 Maggio 2024
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“I Food”: per la prima volta in un’unica mostra le feste tradizionali ed i dolci della Sicilia più antica

I-FOOD. Il nuovo progetto di Palazzo Bonocore

Feste e cibi cerimoniali siciliani raccolti a Palermo

inaugurazione: 13 maggio alle 17 per la Settimana delle Culture

In Sicilia, ogni festa si celebra a tavola, con ricette tramandate di madre in figlia. Il variegato e ricchissimo universo delle feste tradizionali dell’Isola è infatti un gioco di rimandi complesso ma strettamente legato al simbolismo alimentare le cui dinamiche ancora oggi costituiscono un valore fondante per le comunità e i territori. In Sicilia, il nesso tra cibo e dimensione festiva porta con sé una serie di significati ancestrali legati ad antichissimi riti propiziatori per la semina e il raccolto, il rincorrersi delle stagioni, le alleanze tra devoti e santi, vivi e morti. Muovendosi alla ricerca dell’Isola più autentica, nasce così “I FOOD. Cibo e feste in Sicilia” la nuova mostra di I WORLD a Palazzo Bonocore, il settecentesco palazzo di proprietà della Curia, con stupendi soffitti affrescati, che si affaccia su piazza Pretoria, a Palermo e ospita il primo museo multimediale dedicato all’identità culturale e al patrimonio immateriale siciliano. L’inaugurazione di I FOOD è fissata per venerdì 13 maggio alle 17 all’interno della Settimana delle Culture (alle 17 ingresso ad inviti; dalle 18 alle 21 ingresso libero). La mostra sarà visitabile dal 16 maggio al 31 ottobre. Ingresso: 4 euro.

 

Un’esposizione che è un vero e proprio viaggio tra pratiche, espressioni, rappresentazioni e saperi alimentari connessi alle ritualità e alle feste più importanti del calendario cerimoniale siciliano. Un focus espositivo che parte dalle maschere (ci saranno l’ussu di Saponara, il Mastro di Campo di Mezzojuso, i diavuli di Prizzi), passa per gli artefatti cerimoniali delle feste di San Giuseppe (dagli altari di pane preparati per le cene di Salemi alla tavulata di Poggioreale) e il Ballo della Cordella di Petralia Sottana e si conclude proiezioni dedicate al Festino di santa Rosalia, e un’esposizione di dolci legati alla festa dei Morti, fra cui una pupa ri zuccaru di 2,30 metri d’altezza, realizzata dai fratelli pasticceri Rosciglione, probabilmente la pupa più alta mai realizzata. Non quadri d’insieme, ma una vera e propria immersione nelle feste che prevede anche il supporto di immagini e l’esposizione degli elementi del rito – maschere, altari, strumenti musicali, cibi – per la prima volta riuniti dal vivo in un unico spazio nel capoluogo siciliano.

 

L’iniziativa, patrocinata dall’Assessorato Regionale al Turismo, Sport e Spettacolo, è inserita nel progetto Le Oasi delle Identità, finanziato con la misura 312 A del PO FESR Sicilia 2007-2013, che comprende un’importante componente multimediale grazie alla collaborazione dell’Università La Sapienza di Roma che ha realizzato grandi videowall allestiti lungo un percorso che attraversa le sale del piano nobile di Palazzo Bonocore: sugli schermi sono proiettate circa 1000 immagini del fotografo Melo Minnella sul patrimonio immateriale di Sicilia, dinamizzate in chiave di video art e accompagnate da originali registrazioni sonore di Elsa Guggino, concesse dalla Fondazione Buttitta, che ha curato la parte scientifica.

 

Con I FOOD, Palazzo Bonocore e piazza Pretoria continuano a essere il centro di rappresentazione del patrimonio immateriale della città e dei borghi di Sicilia, raccontato grazie all’inscindibile e viscerale binomio “cibo e feste” – spiega Lucio Tambuzzo, direttore di I WORLD e curatore della mostra – . Tutto poggia su questa dialettica fondante di società e culture, paesaggi e architetture. Da millenni le comunità organizzano feste per onorare santi e divinità in segno propiziatorio o di ringraziamento per la buona raccolta. Per ogni festa c’è anche un cibo che la celebra. Così in un dolce, un pane o una ricetta è possibile leggere secoli della nostra storia”.

Il progetto I FOOD non si ferma all’esposizione dei simboli: un articolato calendario di laboratori artigianali, conferenze ed indagini antropologiche, degustazioni, porterà a Palermo la tradizione più autentica dei comuni che ospitano le feste. In stretta collaborazione con Slow Food Sicilia, infatti, da metà giugno si potranno scoprire i dolci e le specialità salate – dalle Cudduredde di Delia alla Manna delle Madonie di giulio Gelardi al Torrone di Geraci a Cucciddati e squartucciati di Poggioreale fino alla coloratissima frutta martorana -, vere eccellenze del territorio, le cui ricette si tramandano da generazioni nelle famiglie e fra le monache dei conventi di clausura dove sono tutt’oggi eseguite artigianalmente.

Per tutta l’estate, poi, Palazzo Bonocore diverrà una piccola “expo” delle feste tradizionali siciliane. Ospite per una settimana di Palazzo Bonocore, infatti, ogni comune siciliano potrà presentare a Palermo sia le specialità artigianali che i prodotti agroalimentari tipici del territorio, raccontandone l’origine, i rituali della preparazione e il significato simbolico. A fine settimana, gli stessi comuni proporranno in piazza Pretoria, una piccola rappresentazione della propria festa patronale: un invito implicito a visitare la Sicilia dei borghi, dove il rituale delle feste è ancora legato ai frutti della terra e al ciclo della natura e delle stagioni.

 

La mostra a Palazzo Bonocore

 

Le maschere. Carnevale e Settimana Santa

L’ussu (orso) di Saponara (Messina)

La performance dell’ussu a Saponara si svolge il Martedì Grasso e fa riferimento ad una famosa battuta di caccia che a metà Settecento indisse il principe Domenico Alliata di Villafranca, signore di Saponara. Durante il corteo la maschera – tramandata nelle stessa famiglia da generazioni, così come quelle del principe e dei cacciatori – accompagnata da guardiani, battitori e cacciatori – al suono della brogna, sorta di conchiglia modificata – corteggia le donne presenti e si ferma presso alcune case del paese dove le famiglie sfamano l’ussu e il suo seguito con cibi e bevande a scopo propiziatorio. Il codice espressivo, legato al cibo e all’eros, di questo interessante carnevale tradizionale rinvia all’ orso quale simbolo del caos e delle potenze naturali che, adeguatamente propiziate, rinnovano e potenziano il cosmos domestico e umano. La festa è antica e si rifà alla nobile famiglia dei Ventimiglia. A Palazzo Bonocore sarà esposta la maschera dell’ussu con campanacci e la brogna, le maschere del principe e dei dignitari della corte.

 

 

Mastru ri campu di Mezzojuso (Palermo)

La performance del Mastru ri Campu si svolge la domenica di Carnevale a Mezzojuso. La maschera mira alla sconfitta del Re per la conquista della Regina, presenti cavalieri, dame e altri personaggi (giardineri, fofòriu, u picuraru). Il  fofòriu è composto da 13 giovani con il volto coperto da lunghe barbe che, correndo, urlano fofòrio,  fofòrio,  fofòrio! costringendo alcuni dei presenti ad offrire loro cibi e bevande. Nel frattempo, il Mastru ri Campu inscena un combattimento a ritmo di tamburo ostacolato dal Picuraru, personificazione demoniaca che si muove al suono dei campanacci. Sconfitto il  picuraru,  il Mastru ri Campu inizia il duello contro il Re: inizialmente ferito e sconfitto, tornerà guarito riuscendo finalmente a conquistare la Regina. Sarà esposta la maschera del Mastru ri campu con altre maschere dei fofòriu a corredo

 

 

L’abballu di li diavuli a Prizzi (Palermo)

Particolarmente suggestiva è l’azione drammatica che si volge ogni anno la domenica di Pasqua a Prizzi. Un gruppo di giovani incede per le vie del paese “in cerca di anime”: indossano maschere demoniache con corna e denti sporgenti (i diavuli) e accompagnano la Morte, in tuta gialla, armata di balestra e con una maschera a forma di teschio. Chi dei partecipanti viene colpito simbolicamente dalla freccia della Morte è costretto a pagare da bere nei bar o in una taverna. Il gruppo mascherato tenta più volte di impedire u n’cuntru tra il Cristo risorto e la Madonna che per tre volte si accostano e si separano, fino a quando gli Angeli catturano i diavoli ponendo fine all’ abballu. Saranno esposte alcune maschere dei diavoli.

 

 

Altari, tavolate e cene di San Giuseppe

Salemi e Poggioreale (Trapani)

A Salemi e Poggioreale, come altri luoghi della Sicilia, è molto sentita la festa di San Giuseppe per il quale si preparano particolari banchetti detti cene, tavulati o artara. Gran parte dei preparativi dei banchetti spetta alle competenze cerimoniali femminili che fanno voto al Santo. A Salemi le cene sono strutture in legno, ferro e canna sormontate da una cupola e interamente rivestite di mirto e alloro, pani e agrumi. I pani polimorfi finemente lavorati ricoprono interamente la superficie della cena e riproducono figure astrali (sole, luna), simboli della passione di Cristo (lancia, chiodi, tenaglie) sino a rappresentare aspetti floreali e faunistici in una sorta di vera e propria cosmogonia popolare tradizionale. Al centro della cena campeggiano cucciddati, pani che rappresentano il “bastone” per San Giuseppe, la “palma” per la Madonna e infine una ciambella per il Bambino. A fine festa saranno donati ai Santi. A Palazzo Bonocore sono stati ricostruiti alcuni altari devoti da artigiani di Salemi e Poggioreale.

 

 

U muzzuni ad Alcara Li Fusi (Messina)

u muzzuni è un oggetto cerimoniale posto al centro di un piccolo altare realizzato dalle donne di Alcara Li Fusi in onore di San Giovanni (24 giugno): viene rivestita una brocca o una bottiglia tronca da cui fuoriesce un mazzetto di spighe di grano (o di orzo) con un elegante foulard interamente ricoperto di disegni d’oro. Il clima erotico incitato da canti fino a tarda notte, l’ostentazione del muzzuni ricolmo di ori e grano allestito dalle donne e la prossimità della festa al solstizio d’estate fa ragionevolmente pensare alle radici agrarie e pre-cristiane del rito. Verrà allestito l’altare con il muzzuni

 

Ballo della cordella di Petralia Sottana (Palermo)

In relazione alla festa della Madonna dell’Alto e connesso alla fine dei lavori agricoli è il Ballo della Cordella di Petralia Sottana. Ogni anno in agosto, dopo la rievocazione dell’Antica Corte Nuziale, coppie di ballerini a ritmo di danza intrecciano i curdeddi (rappresentanti i mesi dell’anno) intorno a un palo sormontato da una spiga di grano: le forme dell’impianto coreutico-rituale e il richiamo al simbolismo nuziale lasciano ancora leggere, con ogni evidenza, una antica danza di propiziazione e della fertilità e della rigenerazione stagionale. Verrà sistemato il palo del rito con i curdeddi

 

 

I cibi dei Morti.

La festa dei Morti in Sicilia rappresenta uno dei momenti più significativi del calendario cerimoniale tradizionale. Per tale occasione, in analogia con altre feste del ciclo invernale (Santa Lucia, Natale, Sant’Antonio Abate), le sementi cotte vengono preparate per la cuccìa (frumento, ceci e fave); ai bambini vengono regalati dolci (diversi i nomi, pupi ri zuccaru, carcagneddri, ossa i mortu, pupi a cena). I pupi ri zuccaru nello specifico riproducono figure antropomorfe (a ballerina, u carrettu, il paladino ecc.) che i Morti, secondo le credenze tradizionali, portano in dono ai fanciulli la sera dell’ 1 novembre. In alcuni casi i pupi vengono cunzati a cannistru cioè allestiti in un cesto con biscotti (ossa i mortu), pasta reale, frutta secca ecc. L’uso di sementi e grani come dono dei pupi ai bambini lascia trasparire il significato di tali pratiche: un’offerta alimentare ai defunti dei quali i bambini, principali destinatari dell’offerta, rappresentano le figure vicarie. Per Palazzo Bonocore i fratelli Rosciglione, artigiani pasticceri da cinque generazioni, hanno preparato una pupa ri zuccaru di due metri di altezza.

 

 

 

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