martedì, 19 Marzo 2024
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Faceboocche, WhattesAppes e diavolerie simili, il loro uso è una malattia?

L'uso dei social stravolge la nostra vita e i rapporti sociali reali

Tutti lì a smanettare dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina, con il cellulare in mano sempre connesso con questi mezzi per apparire, non so come altro definirli, o per farsi i fatti degli altri. Sbirciamo, leggiamo, indaghiamo, scrutiamo, osserviamo e poi pubblichiamo, scriviamo, urca quanto scriviamo. Siamo nel pieno di una malattia?

Tutto è iniziato, nella maggior parte dei casi, mi riferisco chiaramente a noi genitori, per seguire i nostri ragazzi, per tenerli sotto controllo, e loro, non appena si sono resi conto che erano spiati, sono fuggiti verso altre piattaforme, istagramme,  flikker, e altre diavolerie ancora, come si dice: social mi pare. Ma social de che, se uno si isola sempre di più dal contesto che lo circonda.

Quanto erano belli i tempi in cui si scrivevano le lettere, le cartoline, si facevano le foto con le macchine fotografiche con i rullini da fare sviluppare, cercavamo di farne un numero esiguo perché sia i rullini che lo sviluppo costava, e si creavano gli album fotografici, si componevano i collage ritagliando le foto, etc. Adesso tutto questo lavorio non esiste più, esistono solo i cellulari sempre più sofisticati che permettono di scattare infinite foto e poi di elaborarle come vogliamo ed infine condividerle attraverso i social, tutto in pochi secondi, mentre prima dovevi aspettare che li ritirassi dal fotografo dopo un paio di giorni e il risultato non era garantito.

Come la definireste tutta questa frenesia, tutto questo lavorio? Non si legge più, non si frequenta più, ma in che mondo viviamo se i rapporti umani si sono andati a fare benedire?

Sì, per me l’uso frenetico dei social è la malattia del secolo.

Misuriamo tutto con i like delle nostre pubblicazioni, con le visualizzazioni dei nostri video, ma molti di questi pseudo amici virtuali anche se ci seguono, agiscono come fantasmi, sanno tutto di noi ma un mi piace o un commento non l’ho metteranno mai. Questi li chiamerei i frustrati, gli incompresi, i curiosoni, forse sono la categoria più pericolosa di smanettoni perché non sanno confrontarsi con gli altri.

Non parliamo poi dei gruppi su WhottSappete (come la chiamo io) delle mamme, della palestra, o di qualunque attività che unisce un gruppo di persone, mamma mia che casotto, tutti a scrivere a condividere anche le cose più banali ed il cellulare che non smette di emettere quel suono antipatico quando arriva una notifica, personalmente lo metto silenzioso ed infatti spesso e volentieri non sento l’avviso delle telefonate in arrivo, ma che ci posso fare non sopporto quell’odioso suono.

Quindi concludendo, i social sono la malattia del 21° secolo? Secondo me . A pensarla così credo di non essere il solo.

Che fare? Sinceramente non lo so. Anch’io, purtroppo, stregato da questa moda, non sono immune, ho provato ad allontanarmene, infatti non pubblico più con la stessa frequenza di prima, ma continuamente mi trovo a smanettare e a curiosare. Una sera mi sono imposto di non toccare il cellulare e con grande sforzo ci sono riuscito, ma il mio pensiero era sempre là, non riuscivo a distogliere lo sguardo dal cellulare, mi sono dato persino un buffetto sulla mano per non prenderlo, uno sforzo immane. Ma davvero ci hanno ridotti così? La mia risposta è affermativa, siamo schiavi della moderna tecnologia, siamo controllati intimamente ogni giorno e ogni minuto della nostra vita.

Manaccia la miseriaccia boia, non era meglio quando queste diavoleria non esistevano? Tempi beati che furono, che purtroppo non torneranno più, aspettiamoci che fra qualche tempo ci istallino qualche chip sottopelle, così saremo completamente schiavi del progresso e soprattutto del “Grande Fratello”, chiaramente non quello che trasmettono in Tv.

Il futuro è nelle nostre mani non ci facciamo sopraffare dalla tecnologia, rimaniamo con i piedi ben piantati per terra, riscopriamo le cose semplici, la lettura, le passeggiate, le belle mangiate e soprattutto socializziamo di persona con i nostri simili.

A’ la prochaine!

(La traduzione l’ho fatta tramite il traduttore di google sul telefonino, spero che sia giusta, volevo scrivere “alla prossima” ma non ho saputo resistere alla smania di usare dal cellulare).

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