giovedì, 2 Maggio 2024
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HomesocialeSociale, fenomeno ''Revenge porn'': in aumento le richieste di aiuto in farmacia

Sociale, fenomeno ”Revenge porn”: in aumento le richieste di aiuto in farmacia

Il punto da Federfarma Palermo

Durante i primi sette mesi della campagna di Federfarma Palermo “Stop Sexting and Revenge Porn”, nelle farmacie di Palermo e provincia sono già state oltre cento le richieste di aiuto e assistenza giunte al numero 091/8931071 dell’associazione Mete onlus, da
parte di giovani vittime siciliane e dei genitori, che sono spesso inconsapevoli di questo male che, attraverso lo smartphone, entra nelle famiglie e le distrugge.

E ora nel libro “Dal sexting al revenge porn: consapevolezza, educazione e crimine digitale”, presentato allo Stand Florio, la presidente dell’associazione Mete, Giorgia Butera, racconta i drammi degli adolescenti “di famiglie di ogni ceto sociale, che purtroppo talvolta non vivono i valori umani e le emozioni e non hanno consapevolezza di se stessi. Cadono nella trappola tesa sul web tramite richieste di foto e video a sfondo sessuale, sedotti da offerte di denaro o soltanto spinti ad accettare le sfide sessuali dalla ‘necessità sociale’ di essere ‘accettati’ da un certo tipo di mondo che dichiara di farli sentire ‘importanti’; e che invece, poi, diffonde questo materiale e li  espone alla gogna mediatica che ne distrugge il corpo e la dignità. Amici e compagni li deridono per esserci cascati, la società li condanna e li respinge, isola loro e i loro genitori fino al tentativo di suicidio. E se – conclude Butera – la legge individua i colpevoli e considera complici del reato chi riceve e condivide le immagini, spesso queste restano sulla rete, è difficile ottenerne la rimozione. Ecco che noi siamo riusciti a salvare tante vittime, attraverso la comunicazione, gli incontri nelle scuole con gli studenti e le famiglie, la rete di psicologi ed educatori, gli specialisti della riabilitazione”.

Roberto Tobia, segretario nazionale e presidente provinciale di Federfarma, che ha scritto la prefazione del libro, spiega come mai così tante vittime si rivolgano al farmacista per aiuto: “La farmacia rappresenta da sempre un punto di accesso facile, soprattutto per le mamme, le giovani generazioni e chi si è esposto al sexting and revenge porn in una società avviata verso una deriva che travalica ogni schema, come dicono i fatti di cronaca che ci raccontano della banalizzazione del valore della persona e del proprio corpo. Già con il ‘Progetto Mimosa’, che da undici anni assiste donne vittime di violenza nelle 19mila farmacie italiane, ci siamo resi conto che la farmacia è l’unico luogo nel quale l’uomo violento permette che la donna si rechi da sola. Ed è qui che, in assoluta confidenza col farmacista al quale può raccontare il proprio dramma familiare, la vittima, grazie ad un Qr Code messo a disposizione dalla Fondazione Vodafone, scarica un’App nascosta che comunica in tempo reale alle forze dell’ordine la geolocalizzazione e anche l’ascolto di ciò che accade. Con la stessa confidenza – aggiunge Tobia – la campagna in farmacia sul revenge porn informa le vittime sulla possibilità di trovare una via di uscita dal ricatto morale e le mette in comunicazione con la rete di assistenza dell’associazione Mete.
La farmacia, quindi, anche in questo caso si conferma un importantissimo presidio a servizio della salute, non solo fisica, ed è vicina alle persone, in un processo certamente difficile, ma che è pronta ad affrontare assieme alle istituzioni e alle associazioni di assistenza”.

Il “Progetto Mimosa” è gestito da “Farmaciste Insieme”. La presidente nazionale, Angela Margiotta, riferisce che “in un anno sono state 2.500 le donne che hanno scaricato l’App, di cui 731 hanno cliccato sul pulsante di emergenza e hanno ottenuto aiuto da noi e dalle forze dell’ordine. Le donne rappresentano l’80% degli accessi alle farmacie: entrano come madri, come figlie, soprattutto come mogli e la farmacia è per loro un posto sicuro, riparato dai carnefici. La violenza domestica è aumentata del 75%, ma la farmacia è rimasta un punto di riferimento certo. In ognuna delle 19mila farmacie sono arrivate cento brochure con il Qr Code per scaricare l’App, sono state esaurite tutte in meno di un mese. Tante donne ci hanno chiesto aiuto e tante volte abbiamo imparato a girare dall’altra parte del banco e a fornirlo. E’ per questo che contiamo di continuare a fornire aiuto con la campagna sul sexting and revenge porn”.

L’intervista di Giorgia Butera a DonnaClick

Sexting e revenge porn, la sociologa Giorgia Butera: “Attenzione ai rischi della rete, serve consapevolezza” “Sono fenomeni di massa ma ancora sommersi. Se ne parla poco”. A dirlo, a proposito del sexting e del revenge porn, è Giorgia Butera, sociologa della comunicazione, scrittrice ed advocacy palermitana che ha rilasciato una lunga intervista a DonnaClick. Da inizio giugno è disponibile il suo ultimo libro, “Dal sexting al revenge porn. Consapevolezza, educazione e crimine digitale”, pubblicato da Castelvecchi, che vuole essere uno strumento di prevenzione per giovani e adulti, un vademecum per le vittime, i loro familiari, educatori e insegnanti. “Io – premette Butera – non demonizzo affatto internet, però bisogna farne un uso corretto e consapevole. E spesso i più giovani non sono affatto consapevoli”. Lo scorso anno è nata la campagna “Stop sexting e revenge porn” che è arrivata anche nelle scuole e nelle farmacie grazie alla collaborazione con Federfarma. Tante le richieste di aiuto giunte a Mete.

“Ci ha contattati – racconta la sociologa – anche una donna la cui storia è purtroppo simile a quella di tante altre donne. Impiegata, 46 anni, inizialmente disse che il problema riguardava una sua amica che non sapeva cosa fare. Poi, durante la nostra conversazione, scoppiò a piangere confessando che la vittima del revenge porn era lei. La donna e il suo ex compagno lavoravano nello stesso ufficio. Lei si rese conto che le sue immagini intime erano state diffuse dall’ex proprio in ufficio attraverso la rete. Un giorno arrivò sul posto di lavoro e venne derisa dai colleghi, anche donne, perché spesso, purtroppo, non scatta solidarietà. Ebbe allora la certezza di essere vittima di revenge porn ”. E cosa dire in merito al sexting? “E’, come il revenge porn, un fenomeno molto più complesso di quanto si pensi. Noi di Mete abbiamo appreso dagli adolescenti e preadolescenti che il sexting, cioè l’invio di messaggi, video, e immagini sessualmente espliciti attraverso internet, inizia anche intorno ai 10 anni. Avviene facendo uso delle moderne applicazioni ed i social, molto su TikTok e Instagram. Al sesso virtuale bisogna fare molta attenzione, perché può accadere che ragazzine e ragazzini vengano agganciati dai cosiddetti sex offender. La cosa più difficile consiste nel far capire a bambini e ragazzini cos’è il sexting. Molti di loro non lo vivono come un problema, pur essendone vittime, perché parlare con adulti li fa sentire a loro volta adulti e importanti”. E ancora: “A determinare questo stato di cose ha contribuito pesantemente il social network OnlyFans. Molti preadolescenti sognano di essere su OnlyFans, che nel loro immaginario equivale a diventare apprezzati, riconosciuti, famosi, guadagnare tanto denaro”.

Come si fa ad aumentare la consapevolezza? “Bisogna parlare di questi fenomeni. E’ necessario che tutti comprendano – prosegue Butera – che inviare foto e/o video a sfondo sessuale non è un comportamento sicuro. E’ chiaro che ogni adulto fa ciò che vuole, ma io dico che serve consapevolezza, cioè capire quali conseguenze può avere ogni azione in rete. E chi possiede questo materiale, che sia un ex partner, un amico o addirittura uno sconosciuto, spesso attua una vendetta immediata diffondendolo in rete. Il revenge porn è colpire nell’immediatezza una persona senza farsi male. Perché se io assesto a qualcuno un ceffone forse mi faccio male alla mano, se diffondo foto e video no. Forse non c’è ancora la giusta percezione di questi fenomeni. Io purtroppo credo, e lo dico con profonda tristezza, che tra due o tre anni la rete internet sarà piena di revenge porn, che è in aumento. Soltanto la diffusione della conoscenza, del sapere, delle giuste informazioni, potranno aiutarci a far capire a tutti che il sexting è pericoloso ed il revenge porn un crimine gravissimo e odioso”.

In prevalenza le vittime del revenge porn sono donne. “Il revenge porn – conclude la sociologa – è una forma di violenza. Alle donne in generale consiglio di imparare ad amarsi realmente. Ho conosciuto tante donne vittime di forme di violenza, le più disparate. A loro dico che ogni gesto violento ricevuto non è mai un raptus o un momento e basta. La violenza è un percorso, e quando arriva bisogna andare via. Io parlo sempre di amore e di bellezza. E alle donne voglio ribadire di amarsi ed essere felici. Ma purtroppo nei loro confronti sta emergendo sempre più una disumanità preoccupante”.

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