mercoledì, 30 Aprile 2025
spot_img
Homesociale''Raccontiamo il bene'': le pratiche di riutilizzo sociale dei beni confiscati alle...

”Raccontiamo il bene”: le pratiche di riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. Numeri, esperienze e proposte

Un paese con 1132 soggetti della società civile organizzata che gestiscono beni confiscati, più di 600
associazioni di diversa tipologia, oltre 30 scuole di ogni ordine e grado che usano gli spazi confiscati come
strumento didattico e che incidono nel tessuto territoriale e costruiscono economia positiva. Un Paese che ha
reagito alla presenza mafiosa e che con orgoglio si è riappropriato dei suoi spazi. In occasione
dell’anniversario della legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie,
Libera ha censito le esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati.

In Sicilia sono 297 (in aumento erano 285 nel 2024) le diverse realtà impegnate nella gestione di beni
confiscati alla criminalità organizzata in 63 comuni. Una rete di esperienze in grado di fornire servizi e
generare welfare, di creare nuovi modelli di economia e di sviluppo, di prendersi cura di chi fa più fatica. Dal
report di Libera emerge che più della metà delle realtà sociali è costituita da associazioni di diversa
tipologia (168), mentre sono 54 sono le Coop sociali e 3 i consorzi di cooperative. Tra gli altri soggetti
gestori del terzo settore, ci sono 19 realtà del mondo religioso (diocesi, parrocchie e Caritas), 9 gruppi dello
scautismo e infine 21 istituti scolastici di diverso ordine e grado. Nel censimento non sono compresi i beni
immobili riutilizzati direttamente per finalità istituzionali dalle amministrazioni statali e locali. Nella ricerca
Libera ha ricostruito la tipologia di immobili gestiti dai soggetti gestori; in molti casi la singola
esperienza di riutilizzo comprende più beni confiscati, anche di tipologia catastale diversa. Emerge così che i
soggetti gestori censiti gestiscono 121 tra appartamenti, abitazioni indipendenti, immobili; 79 terreni
agricoli, edificabili e di altra tipologia (anche con pertinenze immobiliari); 63 locali commerciali o
industriali; 48 tra ville, fabbricati su più livelli e di varia tipologia catastale o singole palazzine Sono 127 i
soggetti gestori le cui attività che sono direttamente legate a servizi di welfare e politiche sociali per la
comunità; 109 si occupano di promozione del sapere, del turismo sostenibile; 44 in attività legate
all’agricoltura e ambiente. Inoltre, sono 17 i soggetti gestori che hanno scelto di intitolare la loro esperienza
a una vittima innocente delle mafie.

Libera presenta la nuova edizione del report “Raccontiamo il bene” – Le pratiche di riutilizzo sociale dei
beni confiscati alle mafie. I numeri, le esperienze e le proposte” che racconta, dopo ventinove anni, il
Belpaese, dove in silenzio opera una comunità alternativa a quelle mafiosa, che lavora e si impegna a
realizzare un nuovo modello di sviluppo territoriale.
“Sono 1132 le realtà sociali che in tutta Italia, ogni giorno, con coraggio e generosità, trasformano luoghi
che erano il simbolo del dominio criminale e mafioso sul territorio in luoghi in grado di raccontare una storia
altra, un modello diverso di società, di comunità, di economia e di sviluppo. Un numero così alto, nel 1995,
non si poteva immaginare. Dietro questo numero – commenta Tatiana Giannone, responsabile nazionale
Beni Confiscati di Libera – ci sono volti e storie di associazioni, di cooperative che hanno trasformato quei
luoghi di malaffare in luoghi parlanti, dall’inestimabile valore educativo e pedagogico. Un grande impegno
plurale che ha rafforzato il tessuto sociale e che tiene unite le relazioni di una comunità, facendo da
modello anche sul piano europeo e internazionale.

Negli ultimi anni sono stati fatti tanti passi in avanti nella cornice normativa e in quella
amministrativa; l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati, fulcro del
processo di destinazione di un bene, ha assunto un ruolo cruciale di raccordo tra gli enti nazionali e le
amministrazioni locali. Ma la strada è ancora lunga. La nuova modalità di destinazione dei beni confiscati,
attraverso la Piattaforma Unica delle Destinazioni, rende l’intera procedura più agevole, ma ci pone davanti a
nuove responsabilità: i Comuni prima, e gli Enti del Terzo Settore poi, hanno ora il compito di inserire la
gestione di beni confiscati nei loro piani di azione, progettando e chiedendo quanti più spazi possibile. Il
riuso sociale è una prassi consolidata, è un’opportunità per i nostri territori e questo nuovo strumento deve
poterla rafforzare. Sentiamo forte la necessità di imparare a progettare insieme, pubblico e mondo del
sociale, di scambiarci le visioni e di affrontare i desideri dell* cittadin* come priorità dell’agenda politica;
questo era il sogno di Pio La Torre, questo è il sogno che Libera ha trasformato in legge. Per tutti questi
motivi, per questa strada che insieme abbiamo costruito ora non possiamo tornare indietro: la
privatizzazione, sotto ogni forma, dei beni confiscati alle mafie sarebbe un tradimento alla nostra storia e
all’impegno di tutto il movimento antimafia.”

In occasione dell’anniversario Libera ha elaborato i dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la
destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (al 24 febbraio 2025). In Sicilia
sono 6.437 i beni immobili (particelle catastali) destinati mentre sono 8.206 gli immobili ancora in
gestione ed in attesa di essere destinati. Sul lato delle aziende, in Sicilia sono 451 le aziende destinate mentre
sono 884 quelle ancora in gestione.

Gli importanti risultati raggiunti in termini di aggressione ai patrimoni delle mafie, della criminalità
economica e dei corrotti e le sempre più numerose esperienze positive di riutilizzo sociale, richiamano
sempre più l’attenzione sulle criticità ancora da superare e sui nodi legislativi ancora da sciogliere che
richiedono uno scatto in più da parte di tutti.

CORRELATI

Ultimi inseriti