venerdì, 3 Maggio 2024
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Prime trivelle in Canale Sicilia

Primo via libera alle trivelle nel Canale di Sicilia. E’ stato pubblicato il decreto del ministero dello Sviluppo economico con cui viene data la prima concessione di coltivazione di idrocarburi (progetto ‘Offshore Ibleo’ di Eni e Edison) al largo della costa delle province di Caltanisetta, Agrigento e Ragusa per un’area di oltre 145 Km quadrati e per una durata di 20 anni. Lo sviluppo dei giacimenti di gas denominati ‘Argo’ e ‘Cassiopea’ rientra negli accordi su Gela.

Greenpeace fa presente che il progetto «prevede ben otto pozzi, di cui due “esplorativi”, una piattaforma e vari gasdotti, i cui lavori dovrebbero iniziare entro un anno». L’associazione arcobaleno aveva fatto ricorso al Tar del Lazio meno di due mesi fa sul «parere positivo dato dal ministero dell’Ambiente». Insieme a Greenpeace nel ricorso c’erano 5 amministrazioni comunali, l’Anci Sicilia, altre associazioni ambientaliste, della pesca e del turismo. Inoltre c’era stata una protesta degli “attivisti” che erano rimasti «sulla piattaforma Prezioso, al largo di Licata».

«Questa autorizzazione è un chiaro segnale che il ministero dello Sviluppo non intende prendere in alcuna considerazione la volontà del territorio, ma solo favorire gli interessi delle grandi compagnie petrolifere – afferma Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace – faremo ricorso anche contro questo nuovo provvedimento. È necessario che il territorio si mobiliti». Per Monti si tratta di un «chiaro segnale della strategia che ha in mente il governo», e anche alla luce dello Sblocca Italia «si stanno moltiplicando le richieste di ricerca e estrazione nel Canale di Sicilia, e in altri mari italiani». Ma «la Sicilia non è disposta a subire».

Al riguardo fonti del Mise precisano che «il progetto in esame rientra negli accordi sulla raffineria di Gela siglati a inizio mese che hanno consentito la salvaguardia di tutti i posti di lavoro e il consolidamento dell’area industriale».
Infine viene spiegato che «nella zona dei giacimenti l’attività estrattiva verrà svolta esclusivamente attraverso impianti sottomarini».

Mentre un sondaggio condotto da Lorien Consulting rivela che il 51% degli italiani è poco e per nulla favorevole alle norme contenute nel decreto Sblocca Italia che consentono le trivellazioni, dell’argomento stamattina aveva parlato a Palermo anche il leader della Fiom Cgil Maurizio Landini. Per Landini «da che mondo è mondo, la raffinazione si fa vicino a dove si effettuano le trivellazioni, altrimenti si corre il rischio che il petrolio estratto in Italia venga lavorato fuori dal Paese». E sul protocollo dell’Eni per Gela che autorizza nuove trivellazioni dice che «il problema è trovare il modo che questo avvenga senza mettere in discussione l’equilibrio ambientale».

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