giovedì, 2 Maggio 2024
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Perché festeggiamo i morti

Il 2 novembre: ricorrenza che ancora oggi, un po’ a fatica, fa parte della più autentica tradizione siciliana

La commemorazione dei defunti, che sul calendario è riportata al 2 novembre, non si lega a questa data per caso: la sua origine risale al tempo di Noè e al diluvio universale, quando ogni creatura sulla terra viene sommersa dalle acque. La Genesi riporta anche un giorno particolare, il diciassettesimo del secondo mese, che corrisponde al nostro mese di novembre.

Da qui la chiesa cattolica ha istituito questa giornata che, almeno in origine, nasce come occasione di preghiera per i defunti che in vita non erano stati assolti dai loro peccati veniali. Viene poi estesa a tutti i defunti, come giorno dedicato anche alla loro memoria.

La “festa” dei morti, come tutte le tradizioni legate alla religione, nasce dalla mescolanza con riti pagani, tra cui romani e celtici, e inizialmente proprio per scongiurare la possibilità di un nuovo diluvio. Di conseguenza, i riti che si sviluppano sono tutti legati alla memoria dei morti e alla loro collaborazione, dall’al di là, nel propiziare la vita e allontanare ogni male.

Di secolo in secolo, da villaggio a villaggio, la tradizione si rafforza e diversifica: viene fuori un complesso intreccio, quasi un gioco tra i vivi e i morti, per cui la notte tra 1 e 2 novembre diventa il momento in cui queste due “realtà” si avvicinano più che mai. E così, ogni famiglia nella propria casa attende l’arrivo dei suoi defunti cari, e non ci si può certo fare trovare impreparati!

L’Italia è ricca di usanze: in ogni casa i vivi dedicano loro qualcosa, la tavola imbandita, dell’acqua per dissetarli, pane, una candela per illuminare la via del ritorno al regno dei morti… In alcune tradizioni la sera del primo di novembre si lascia apparecchiata la tavola, cosicché venga trovata già pronta, ricreando un clima loro familiare.

Specialmente in Sicilia nasce l’usanza che i morti, durante la loro visita, lascino ai bambini dei doni. Questi vengono solitamente nascosti, affinché i piccoli possano impegnarsi in una sorta di caccia al tesoro, e prima della seconda guerra mondiale questa era l’unica festa loro dedicata, prima cioè della diffusione dei regali di Natale. Ancora oggi, specie nelle borgate e nelle zone più antiche della città, si possono vedere i bambini giocare per le strade con i nuovi giochi che i morti han portato loro.

Tra le tradizioni, tappa d’obbligo è la visita alle tombe dei familiari. Ancora oggi, nel mondo della globalizzazione, di una cultura che si confonde con le influenze dell’Halloween statunitense, persiste la memoria del culto dei morti, che in questo giorno, in Sicilia, è tutt’altro che qualcosa di inquietante…Quasi un’attesa, gradita visita dei parenti lontani.

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