giovedì, 2 Maggio 2024
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“Palermo – Aleppo un ponte per la pace” – presentato a Palermo il progetto di ricostruzione in anteprima mondiale

Presentato oggi in anteprima mondiale, presso la Sala delle Lapidi del Palazzo delle Aquile a Palermo, il progetto intitolato “Palermo – Aleppo un ponte per la pace“, finanziato da Aga Khan Trust for Culture (AKDN), volto alla ricostruzione dei monumenti andati distrutti durante i bombardamenti su Aleppo (Siria) del 2013.

Radwan Khawatmi

Aga Khan Trust for Culture è l’agenzia dell’Aga Khan Development Network, nata per rivitalizzare, restaurare, far rinascere i Paesi in via di sviluppo, impegnata soprattutto in Africa e Asia, opera per promuovere dibattiti sulle realtà sociali e ambientali ed è impegnata in interventi materiali e sociali che possano avere un positivo impatto sulla qualità della vita delle comunità.

Si occupa, inoltre, attraverso iniziative nel campo dell’educazione e delle attività culturali, di posizionare adeguatamente la grandezza delle culture del mondo Islamico nel contesto della cultura globale.

Stretta di mano tra Leoluca Orlando e Radwan Khawatmi
Stretta di mano tra Leoluca Orlando e Radwan Khawatmi

Il progetto è stato descritto da Radwan Khawatmi, membro del board of Director dell’Aga Khan Islamic Museo di Toronto, in Canada, alla presenza del sindaco Leoluca Orlando e dell’assessore alla Cultura Andrea Cusumano. Giunto un videomessaggio di pace del Gran Mufti, sceicco Ahmad Badreddin Hassun, la più alta autorità religiosa sunnita in SiriaÈ stato, inoltre, suggellato il “gemellaggio di pace” Palermo-Aleppo attraverso la consegna, da parte di Radwan Khawatmi, di un Corano a foglia d’oro facente parte della sua collezione personale. Il pregiato manoscritto verrà custodito, a tempo indeterminato, presso l’ufficio privato del Sindaco. «Palermo, dunque, si rivela punto di incontro tra la cultura medio-orientale e la cultura occidentale che, partendo dalla bellezza, sviluppa e costruisce un mondo di pace», ha detto l’assessore Andrea Cusumano.

Leoluca Orlando, Radwan Khawatmi, Andrea Cusumano e le rappresentanze consolari

I bombardamenti avvenuti nel 2013 sulla città di Aleppo, seconda città della Siria per numero di abitanti, oltre all’altissimo numero di vittime, tra le quali moltissimi bambini, ha causato la distruzione di gran parte del patrimonio storico e culturale della città: oltre 500 botteghe del suq (mercato)  Al-Saqatiyya di Aleppo, lungo 21 chilometri, con le sue stradine risalenti al 1300, la moschea degli Omayyadi, che risale al periodo mamelucco del XIII secolo, e il minareto selgiuchide  (torre presente in tutte le moschee, simile al campanile di una chiesa cristiana).

Il progetto, del quale è stata presentata la mappatura completa, nonché un volume che raccoglie 400 tavole raffiguranti gli interventi da eseguire, intende lanciare un messaggio di pace e riconciliazione in occasione dell’iniziativa Palermo Capitale Italiana della Cultura per evidenziare le bellezze culturali, ma anche i valori di pace e accoglienza, che accomunano e avvicinano le due città. Grazie a un’equipe di ingegneri ed esperti italiani, tra i quali un siciliano, che lavoreranno insieme a professionisti locali dell’Università di Aleppo, si procederà con il restauro dei monumenti inseriti nel patrimonio mondiale Unesco dal 1986 il cui costo, è stato stimato intorno ai 470 miliardi di dollari per ricostruire l’intera Siria (pari al deficit di tutta l’Europa) e che necessita di competenze tecniche specifiche.

Presto sarà lanciato un “fondo” internazionale a cui già hanno promesso di aderire molti imprenditori e mecenati italiani. Solo per recuperare l’antico minareto del 1100, patrimonio Unesco, la somma stimata è di 25 milioni di dollari mentre ce ne vorranno tra 8 e 12 milioni per la moschea degli Omayyadi. Sarà invece direttamente l’Aga Khan Trust for Culture a occuparsi della ricostruzione del suq di 21 chilometri che con le sue 500 botteghe era l’anima della città. L’intervento di restauro (tra 12 e 17 milioni di dollari)  è già partito e sarà completato a novembre, con l’aiuto degli stessi commercianti di Aleppo che attendono con ansia di poter rientrare nei negozi

«Lo studio, la cui mappatura è stata presentata in assoluta anteprima mondiale – sostiene Radwan Khawatmi –, è il più importante mai realizzato nella storia di un Paese colpito dalla guerra civile. Presenteremo formalmente, nei prossimi giorni, il progetto completo al Governo italiano. Con questa opera si darà il via alla ricostruzione di una città che, per il 70%, è stata distrutta. Attraverso gli occhi di un drone, abbiamo visto la malvagità dell’uomo e la distruzione della nostra cultura, non avrei mai immaginato di vedere la mia città ridotta così》.

Il restauro del suq Al-Saqatiyya è già partito ad inizio febbraio, preceduto dalla rimozione dei detriti. I lavori per il recupero – nel cui progetto è stata coinvolta l’Università di Aleppo – dureranno fino a settembre. Nel frattempo si sta lavorando anche per il recupero del minareto selgiuchide: l’obiettivo è mantenere i piani di costruzione originali, coniugati però ai moderni requisiti antisismici. Sono state già catalogare tutte le pietre crollate per ricostruire il minareto collassato, utilizzando la maggior quantità possibile di materiali originali; quelle che non possono essere recuperate dalle macerie, saranno tratte dall’antica miniera da cui arrivarono 800 anni fa. I lavori per il restauro del minareto partiranno entro il 2018.  Radwan Khawatmi, project leader per la ricostruzione della moschea Omayyadi, presenterà anche i numeri aggiornati sui monumenti distrutti in Siria dall’inizio della guerra.

Corano in foglia d'oro custodito all'interno di Palazzo delle Aquile
Corano in foglia d’oro custodito all’interno di Palazzo delle Aquile

Se una pace tra Oriente ed Occidente è davvero possibile, Radwan Khawatmi, risponde al GCPress:«Una pace non è solo possibile, ma obbligatoria. Dobbiamo passare attraverso la pace e io non ho mai creduto nello scontro tra le civiltà». Il sindaco Leoluca Orlando, sul significato rappresentato dal metaforico “dialogo” tra Santa Rosalia e Corano, ci risponde: «Questo dialogo significa ricordare che esiste un unico Dio, comunque lo si chiami».

 

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