Fare la spesa è diventato sempre più difficile anche in Sicilia. I prezzi dei beni essenziali continuano a salire e il carrello si riempie meno, ma costa di più. Secondo i dati dell’Osservatorio Prezzi del Ministero dello Sviluppo Economico, in due anni il costo medio dei prodotti di prima necessità è aumentato del 12%. Ma per pasta, olio e latticini l’aumento è stato ancora più alto: +18%, +25% e +15%.
Molte famiglie siciliane si trovano così a dover fare i conti con scelte dure, anche sui beni di base. “Non si rinuncia più solo al superfluo”, dice Massimiliano Dona dell’Unione Nazionale Consumatori, “ma spesso anche a ciò che serve”.
In tante città e paesi dell’isola, la gente ha iniziato a spostarsi verso i discount. Le vendite sono cresciute di quasi il 10% nell’ultimo anno, mentre i supermercati tradizionali perdono clienti. Aumentano anche gli acquisti delle cosiddette “marche del supermercato”, che ormai coprono oltre il 30% del mercato. Una scelta che, secondo Albino Russo di Ancc-Coop, è legata al fatto che questi prodotti non sono più scadenti come un tempo, ma offrono qualità simile alle grandi marche, a prezzi più bassi.
Un altro segnale viene dalla lotta allo spreco. Sempre più siciliani usano app come Too Good To Go o partecipano a gruppi online dove ci si scambia o riusa quello che si ha in casa. Sui social crescono anche i profili che parlano di risparmio domestico, con consigli concreti su come spendere meno.
Anche le vecchie abitudini tornano: lista della spesa, confronto tra negozi, acquisti solo quando serve. In molti hanno riscoperto i mercatini rionali, le botteghe, le offerte del contadino. E si moltiplicano i gruppi d’acquisto che comprano direttamente dai produttori, riducendo i costi del 20-25%. Lo conferma Francesca Giordano, che coordina la rete “Spesa Intelligente” anche in Sicilia.
Cambiano pure le scelte a tavola. Si consuma meno carne (-7% in un anno), si cucinano più legumi, cereali e piatti della tradizione siciliana che valorizzano ingredienti semplici ma nutrienti. Si riscoprono le ricette delle nonne, i tagli poveri ma saporiti, i piatti “di recupero”.
Ma c’è anche un lato preoccupante. La Caritas in Sicilia segnala un aumento delle richieste di aiuto alimentare, in particolare da parte di famiglie che fino a poco tempo fa riuscivano a cavarsela. Parliamo di quel ceto medio che oggi fatica ad arrivare a fine mese. E secondo l’Istat, circa l’11% delle famiglie ha rinunciato a visite mediche o dentistiche per motivi economici.
Il problema non è solo la spesa, ma il rischio di un peggioramento generale della qualità della vita. E il futuro, almeno a breve, non sembra offrire soluzioni facili.