“’A morte ‘o ssaje ched’è?… È ‘na livella”
Questa celebre citazione tratta da una poesia del grande Totò racchiude, in tutta la sua semplicità, l’essenza profonda della morte: di fronte a essa siamo tutti uguali.
Ci affanniamo, ci arrabattiamo, ci scanniamo, ci illudiamo di lasciare un’impronta eterna, ma tutto questo, davanti alla morte, perde significato. Chiudiamo gli occhi… e poi? Cosa c’è oltre? Nessuno lo sa. Nessuno è mai tornato per raccontarcelo.
Le religioni ci offrono risposte, promesse, speranze. Ci dicono che c’è un aldilà, che i buoni andranno verso la luce e i cattivi verso l’oscurità. Ma è davvero così? Chi lo sa? Chi san, chi non lo sas, direbbe qualcuno. Nessuno, in fondo, può dirlo con certezza.
E allora, se davvero siamo tutti uguali davanti alla morte, perché alcuni si ostinano a imporsi sugli altri, a far valere la propria visione del mondo come fosse l’unica legittima? Perché tanta arroganza, tanto disprezzo, tanta sete di dominio?
La recente morte del Vicario di Cristo, Papa Francesco, ha lasciato nello sgomento non solo il mondo cattolico, ma un’intera umanità che, a prescindere dalla fede, riconosceva in lui una figura di equilibrio, di umanità, di denuncia delle ingiustizie.
Ma come sempre accade, qualcuno stona nel coro del dolore condiviso. In particolare, spicca il silenzio – rumorosissimo – del Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Non solo non ha espresso cordoglio, ma tramite il Ministro degli Esteri Israel Katz addirittura ordinato ai propri ambasciatori di rimuovere dalle piattaforme ufficiali ogni messaggio di condoglianze. Il tutto ha generato malcontento e dissidi all’interno del corpo diplomatico israeliano.
Perché tanto astio verso il Papa? È presto detto: per i vertici del governo israeliano, Francesco si era macchiato di un crimine imperdonabile — aver osato esprimere umanità. Aver parlato, durante le sue omelie, della tragedia palestinese. Aver avuto il coraggio di dire: «Secondo alcuni esperti, ciò che sta avvenendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio…».
Cos’ha di così terribile questa frase? Non riflette forse una realtà sotto gli occhi di tutti? Ma si sa: “la verità fa male”. Fa ancora più male quando a dirla è una figura riconosciuta e rispettata a livello globale. Netanyahu non tollera la verità quando va contro la sua narrativa. Preferirebbe che le sue bugie venissero prese per oro colato. Ma non è così. Non sarà mai così.
Ha trasformato un popolo fiero in qualcosa di irriconoscibile. Verrebbe da dire: da agnellini sacrificali a lupi famelici. Ma non voglio crederci. Non voglio arrendermi a quest’idea.
E come se non bastasse, è arrivata anche l’uscita infelice – e disumana – della senatrice americana Marjorie Taylor Greene, fedelissima di Trump, che ha commentato la morte di Francesco con un agghiacciante: “Il male viene sconfitto per mano di Dio”. Non vale nemmeno la pena commentarla. L’umanità, a quanto pare, non è distribuita equamente.
Una cosa, però, la si può dire con certezza: la cattiveria oggi regna sovrana. Eppure, nonostante tutto, la morte ci livella. Davanti a lei siamo tutti uguali.
Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris — “Ricorda, uomo, che polvere sei e in polvere ritornerai”.
Niente eri e niente ritornerai. E allora, che senso ha affannarsi, scannarsi, distruggersi a vicenda? Vivi la tua vita al meglio delle tue possibilità. E, soprattutto, non rompere gli zebedei al prossimo. RISPETTALO!