venerdì, 29 Marzo 2024
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Uomini all’angolo: La resistenza del maschio (con una dedica speciale in fotocopertina di Elisabetta Bucciarelli)

Maschio e Resistenza nel titolo, tra cui, dopo le prime pagine di libro, c’entrano pure le Donne. Stiamo parlando del nuovo romanzo, scritto da Elisabetta Bucciarelli e pubblicato per la Collana cover la resistenza del maschioViceVersa da Enne Enne Editore (Milano), dal titolo “La resistenza del maschio” (pagg.234 € 13,00). Tre parole, dunque, per quel triangolo quotidiano in cui si misura la vita umana in tutta la sua interezza. In origine, mi confida l’autrice, il manoscritto in stesura aveva titolo “Soprattutto le mani”. Ebbene sì, anche la concretezza delle mani c’entra, ma la parola “resistenza” affascina perché più incisiva. Allora, mi chiedo: come siamo arrivati a questa resistenza d’oggi tra Donna e Uomo? al necessario progetto personale di queste due separatezze da un lato esaltato e dall’altro deluso? alla linea d’ombra del poliedrico scambio di ruoli dove il gioco (di forza e debolezza tra i due) appare ribaltato? Incomprensione, solitudine, fatalismo le tante chiavi del libro e con il Nietzsche nel pensiero del “maschio” con quel suo “Ciò che è decisivo si compie nonostante tutto”. Non avanzo oltre con le mie ponderazioni. Il libro è bello, essenziale, denso e invito a leggerlo perché in ognuno maturerà riscrittura e inaspettati finali. Ringrazio quindi per il contributo scritto, il terzo “dai lettori” qui in Letter@rea, Monica Gentile (Agrigento), che dal fascino delle parole ci conduce alla lievità del libro. (Tommaso Gambino)

Il peso delle parole: un personale profilo di lettura su “La resistenza del maschio”.               di Monica Gentile

A colpirmi è stato il titolo: “La resistenza del maschio”. Mi sono chiesta subito perché maschio, e non uomo. Sul dizionario si definisce maschio: “Dal punto di vista biologico, negli organismi a sessi separati, l’individuo che elabora i gameti maschili destinati a fecondare i gameti femminili in vista della riproduzione”. Scegliendo questa parola, Elisabetta Bucciarelli delinea una figura di uomo d’età compresa tra i quaranta e i cinquanta, colto, con un lavoro che lo appaga, una casa e una moglie che ama, un uomo che, per scelta – personale e deliberata –, non vuole un figlio. Nessuna voglia di procreare, di tramandare il proprio patrimonio genetico. La Bucciarelli parla di “una specie in mutazione dei maschi che resistono,man-and-woman-arguing quella che si sottrae, che non fa il suo dovere, non protegge, non mantiene, non fa figli, non fa un beato cavolo di niente. Invade il territorio e basta”. La trama è semplice: un uomo assiste casualmente ad un incidente stradale mentre torna a casa. Da quella notte la sua vita non sarà più la stessa, la testa impigliata nell’immagine di quella donna sdraiata sulla barella che assomiglia tanto alla Ophelia di John Everett Millais. Su un altro piano narrativo, in un parallelo non cronologico, tre donne si incontrano nella sala d’attesa di uno studio medico. Ciascuna ha una storia e il proprio carico di sofferenza, di delusione, di speranze. Come spesso avviene in uno spazio circoscritto e con estranei, le tre donne parlano, si confrontano, discutono e quasi litigano attorno al medesimo argomento: il maschio. E allora mi chiedo se la “resistenza” non sia anche la loro mentre cercano di capire cosa succede dall’altra parte dell’universo, quando pensano di averlo capito, quando scelgono. Con questo romanzo, scritto con uno stile asciutto e limpido, la Bucciarelli parla di uomini e donne, di incontri casuali, di linee che uniscono punti. La vita è una sala d’attesa in cui far fronte comune per un attimo, un’ora o un pomeriggio prima di proseguire per la propria strada, consapevoli che non esistono disegni perfetti, né sintesi.

Bucciarelli.IMG_0802 (1)Elisabetta Bucciarelli, scrittrice, sceneggiatrice e giornalista, oggi vive a Milano. Collabora con testate di cinema, arte e psicologia, ma ha sceneggiato anche testi per il teatro e il cinema. Fra le sceneggiature teatrali, si citano: Ginepraio (1992), apprezzato a suo tempo anche da Franca Rame e oggi in parte ispiratore del “Maschio” come romanzo, e A cura di tutti (1994); tra le sceneggiature in cinema, invece: Amati Matti (1996), Fame chimica (1997) e due cortometraggi per RaiArt. L’esperienza da scrittrice è divisa fra saggio e narrazione. Alcuni titoli: Io sono quello che scrivo. La scrittura come atto terapeutico (1998) e Le professioni della scrittura (2001) entrambi, inizialmente, per l’editore Calderini (Bologna) e, l’ultimo, “Scrivo dunque sono” (Ponte alle Grazie, 2014). Per la narrativa, invece, ha pubblicato: Io ti perdono (Kowalski), menzione speciale dei giurati “Per l’originalità della scrittura e l’indagine psicologica” al premio Scerbanenco 2009, nonché “Bloody Mary Award” per il miglior noir 2009 e, infine, prestigioso premio Franco Fedeli 2010, Ti voglio credere (Kowalski), premio Scerbanenco 2010, stavolta come miglior noir edito, Corpi di scarto (Verdenero), premio Lucia Prioreschi 2011, nuovamente per il noir. L’Etica del parcheggio abusivo (Feltrinelli) e Dritto al cuore (Edizioni E/O). Alcuni suoi lavori sono stati pubblicati in edizione tedesca, spagnola e francese.

L’appuntamento da non perdere: 29 novembre, ore 11 – Libreria Modus Vivendi (Via Quintino Sella, 79) Palermo – con la colazione letteraria e lo straordinario Modus Club Lettori dove l’autrice sarà presentata e intervistata da lettori e lettrice che hanno già letto il libro.

Un ringraziamento particolare dalla Redazione ad Elisabetta Bucciarelli per lo speciale “omino dedica” (in copertina) riservato in regalo a tutti i lettori di Letter@rea.

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