giovedì, 25 Aprile 2024
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Un’avventura da vivere, un sogno che vorremmo realizzare

Una vita grigia era stata per lui, senza scossoni, senza nulla di eccezionale. Tra alti e bassi, con l’umore di un somaro, era andata avanti. Perché, vi chiederete “con l’umore di un somaro?”

Il somaro ovvero l’asino è quell’animale che sembra ciuccio, infatti quando ad una persona gli viene attribuito questo epiteto, si intende una persona che non sa fare nulla e non capisce o quasi nulla, testardo insomma.

Ma è davvero così? Non credo, prova ne è che lui, tipica bestia da soma, è quell’animale che per fare il suo percorso sceglie quello più comodo, per non affaticarsi, chiamalo scemo.

È quell’animale che con quel suo sguardo triste e con l’occhietto sempre umido quasi come volesse piangere, ispira tenerezza. Dicono poi che con il suo padrone si comporti un po’ da tontarello, abbassa la testa, sembra che abbia capito, ma poi fa di testa sua.

Testa dura? Ancora una volta no, lui è un animale libero che si esprime prendendo per il cul tutti. Forse sono uscito troppo dal seminato del pezzo, facciamo un passo indietro.

Tornando al nostro protagonista. Nella sua vita non c’era stato nulla di eccezionale tutto era stato piatto, tutto era stato grigio. Niente di niente da aggiungere alla sua vita. La sua vita era stata talmente grigia che magari il nero gli sembrava bianco. Ma lui di bianco aveva solo visto le lenzuola del suo letto, non era mai andato oltre.

Si era sposato, aveva avuto due figli che oramai erano cresciuti e vivevano le loro esperienze fuori dall’ambito familiare da tempo, tanto tempo. Insomma era solo così solo che neanche la solitudine lo andava a trovare.

E la moglie che fine aveva fatto, vi chiederete?

Ebbene si, la moglie lo aveva lasciato ancor prima che lo lasciassero i figli.

E lui come aveva reagito?

Diciamo pure che non aveva reagito per nulla, si era solo annientato del tutto. Si era ancor più chiuso in se stesso, come se la cosa non lo riguardasse.

Al lavoro il suo grigiore si coglieva ancor di più, svolgeva il compito assegnatogli e basta. Con i colleghi non aveva mai legato, era insomma un lupo solitario. Era anche consapevole che i colleghi lo ignorassero del tutto, come se per loro non esistesse.

Finalmente era arrivata l’età per andare in pensione, nessuno, e ripeto nessuno si accorse che lui non fosse più in ufficio, neanche i suoi superiori. Nessuno lo aveva salutato e neanche lui aveva salutato nessuno. Raccolse le sue poche cose e andò via. La sua scrivania non venne più occupata da nessuno era come se quel posto di lavoro non fosse mai esistito.

Dopo l’ultimo giorno di lavoro, tornò a casa e per un paio di giorni non uscì, non gli andava di fare nulla. Quando poi si accorse che nella dispensa non c’era più nulla di commestibile, per causa di forza maggiore dovette uscire, ma era così sopra pensiero che uscì di casa con la vestaglia. Al supermercato non si stupì che le persone lo guardassero con il sorrisetto sulle labbra a mo’ di sfottò.

Quando giunse alla cassa per pagare, il commesso lo accolse con una battuta: “signore ma è sicuro che oggi si è svegliato o ancora sta dormendo” tra gli astanti scoppiò una risata fragorosa, ma lui non capì, talmente era distratto, pagò e rientrò a casa.

“Mamma mia che storia triste” starete pensando cari lettori, “non è da te caro autore”. Lei, o meglio tu, hai sempre scritto dei pezzi ironici”.

Si è vero, questo pezzo non ricalca i miei precedenti scritti, ma in questi giorni di festa, nelle mie intenzioni c’era quello di scrivere un pezzo su una delle tante persone che queste feste le hanno o le stanno passando da sole. Che infinita tristezza.

Ma chi tra di noi, nella vita, non si è sentito solo, anche se si sta in mezzo a tanta gente

Pensate a coloro che invece stanno da soli, a quelli che conducono una vita talmente riservata che magari anche loro non si rendono conto che esistono.

Ma orsù, bando alle ciance, com’è finita la storiella del nostro amico grigio?

Non so cosa gli successe, ma un bel giorno, fuori nevicava ed in casa non funzionava più il riscaldamento, perché lui aveva dimenticato di pagare le bollette del gas nonostante i ripetuti solleciti che l’agenzia del gas gli aveva mandato. Come reagì a questo inconveniente?

Si spoglio del tutto, usci fuori di casa tutto nudo e si rotolò nella neve e cominciò a cantare a squarcia gola. Forse non proprio cantare, visto che si limitò a emettere dei suoni gutturali senza senso. I vicini sentendo quel frastuono si affacciarono e videro quella strana scena, capirono che il loro strano vicino era impazzito. Ma era veramente impazzito?

Ma no, era solo consapevole del suo stato, finalmente si era reso conto che, anche se non gliene fregava niente di niente, si sentiva finalmente libero. Si era liberato del suo grigiore, finalmente vedeva il bianco, e più bianco della neve cosa c’è?

Si alzò, chiese scusa ai vicini e rientrò a casa. Fece in fretta e furia la valigia mettendo dentro solo le cose strettamente necessarie e si recò all’aeroporto, cercò il primo volo utile per raggiungere la località tropicale più lontana e partì.

Sì, aveva deciso di cambiare vita, di lasciarsi alle spalle il suo grigiore e di dedicarsi finalmente solo a se stesso.

Quanti di noi, cari lettori hanno sempre sognato di andare via, di fuggire dal grigiore delle nostre vite e di andare a rifugiarsi in una isola tropicale e vivere così una seconda vita. Una vita spensierata e senza tutti quei problemi che ci attanagliano quotidianamente.

Chi vuole partire con me? Si accettano compagni di viaggio che vogliono vivere questo sogno recondito.

Buone feste cari lettori, e che il nuovo anno ci riservi tante cose buone e belle.

N.B. La foto in copertina (naturalmente realizzata da me medesimo) non è chiaramente di un’isola tropicale, non essendomi mai recato da quelle parti, ho voluto inserire un’isolotto delle nostre parti. Più precisamente è l’isolotto di Isola delle Femmine, in primo piano punta Barcarello.

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