La solitudine è diventata un’epidemia silenziosa che colpisce sempre più anziani in Italia. Secondo recenti studi, oltre il 35% delle persone sopra i 65 anni vive da sola, e molti riferiscono di avere contatti sociali limitati durante la settimana.
Abbiamo fatto un giro nel centro storico di Palermo e abbiamo chiesto ad alcuni “anziani” il loro rapporto con la tecnologia, se sono soli o se si sentono soli.
“Mi sento invisibile – racconta Giuseppe, 78 anni -. I miei figli sono lontani, i vicini cambiano spesso. Il cellulare che mi hanno regalato è complicato, e non riesco a usarlo bene per le videochiamate”.
Purtroppo di Giuseppe ce ne sono tanti. Mentre la società diventa sempre più digitale, molti anziani restano tagliati fuori. Le app per prenotare visite mediche, i servizi bancari online e persino fare la spesa richiedono competenze che non tutti hanno avuto modo o voglia di sviluppare.
Purtroppo la tecnologia potrebbe essere una soluzione, ma spesso diventa parte del problema. Gli smartphone e internet servono per connettere le persone, ma senza la giusta formazione creano ulteriore isolamento.
Fortunatamente sono state messe in atto delle iniziative che fanno la differenza. Si tratta di progetti innovativi che, grazie anche al lavoro di giovani volontari, mirano a fornire agli over 60, competenze informatiche per l’utilizzo di PC, tablet e smartphone, .
C’è chi è quasi obbligato a utilizzare la tecnologia per non rimanere solo, come Anna di 81 anni: “Sono stata costretta a imparare a fare videochiamate. Era l’unico mezzo per vedere mia nipote che vive in Australia. Prima la sentivo solo per telefono una volta al mese, ora ci vediamo anche due volte a settimana”.
Poi, ci sono gli anziani che subiscono la solitudine pur vivendo in un contesto familiare: “Da quando è morta mia moglie – dice Arturo di 72 anni – vivo in casa con mio figlio, la moglie e i nipoti, sono molto felice e grato che non mi abbiano abbandonato, ma loro sono molto impegnati e quando siamo tutti in casa, ognuno è sempre attaccato al suo cellulare. In pratica – conclude con amarezza Arturo – è come se fossi solo”.
Sicuramente per i familiari che hanno un familiare anziano, se possibile, sarebbe bene dedicare un po’ di tempo a insegnare le basi della tecnologia, partendo da funzioni utili come videochiamate.
Qualora non fosse possibile, bisognerebbe cercare dei corsi specifici per anziani nella zona.
Bisognerebbe anche considerare la possibilità di acquistare dispositivi con interfacce semplificate, progettati per utenti senior.
Indubbiamente si deve sempre tenere conto delle alternative non digitali, come incontri faccia a faccia o telefonate regolari.
La tecnologia dovrebbe includere tutti. Servono più iniziative che tengano conto delle diverse capacità e necessità.
La solitudine degli anziani è un problema complesso che richiede risposte su più livelli: dall’impegno delle famiglie alle politiche sociali, dalle comunità locali alle aziende tecnologiche.
Comunque, non è solo questione di insegnare a usare uno smartphone, si tratta di ripensare come la società include o esclude le persone anziane in un mondo sempre più digitale.