giovedì, 25 Aprile 2024
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Prorogata fino al 24 giugno a Villa Zito a Palermo a mostra Da Ribera a Luca Giordano

Prorogata fino al 24 giugno nella prestigiosa sede di Villa Zito a Palermo, la mostra Da Ribera a Luca Giordano. Caravaggeschi e altri pittori della Fondazione Roberto Longhi e della Fondazione Sicilia.

L’esposizione, curata da Maria Cristina Bandera, è promossa dalla Fondazione Sicilia, dalla Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi e da Sicily Art and Culture ed è inserita nel programma di Palermo 2018 Capitale italiana della cultura. L’organizzazione è di Civita Mostre e Civita Sicilia.

La mostra è dedicata ai pittori che hanno operato nell’Italia centromeridionale nel Seicento e nel primo Settecento e in particolare ai numerosi artisti che chiamiamo “caravaggeschi”. La maggior parte delle opere esposte provengono dalla Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi, che custodisce il lascito di quello che è stato il più importante storico dell’arte italiano, oltre che uno straordinario collezionista.

La mostra si apre con il capolavoro di Valentin de Boulogne, la Negazione di Pietro, che rappresenta un eccezionale esempio della cosiddetta “manfrediana methodus”, quella particolare declinazione del caravaggismo che è stata messa in opera da Bartolomeo Manfredi.

La monumentale tela, recentemente esposta al Metropolitan Museum of Art di New York e al Museo del Louvre di Parigi, raffigura un soggetto caro a tutti i caravaggeschi: l’ambientazione della scena è infatti un preciso riferimento alla famosa Vocazione di San Matteo di Caravaggio, nella chiesa di San Luigi dei Francesi. Tra i grandi capolavori del primo caravaggismo spicca inoltre una serie di cinque tele raffiguranti gli Apostoli, in origine parte di una serie completa, del giovane Jusepe de Ribera e la Deposizione di Cristo di Battistello Caracciolo. Nel David con la testa di Golia di Giovanni Lanfranco l’espressività caravaggesca si abbina felicemente alla poetica degli affetti.

Inclinazione verso soggetti misteriosi e bizzarri dimostra la Vanità di Angelo Caroselli, una delle migliori opere dell’artista, con possibili significati alchemici. Nei due Paesaggi riferibili rispettivamente a Filippo Napoletano e a Viviano Codazzi si vedono le trasposizioni delle novità caravaggesche nel genere di paesaggio con un Bivacco notturno di grande effetto drammatico del primo artista e, del secondo, la Torre di san Vincenzo a Napoli (restaurata per l’occasione) contraddistinta da forti contrasti chiaroscurali. Il profondo radicamento dell’esempio del Caravaggio nell’arte napoletana è attestato dal David di Andrea Vaccaro (anch’esso restaurato per l’occasione) e dal drammatico San Girolamo del Maestro dell’Emmaus di Pau. Diversamente, l’Assunzione della Vergine di Antonio De Bellis, contraddistinta dalla minuziosa preziosità della tecnica esecutiva, dimostra la tendenza verso uno schiarimento della tavolozza che si verifica nell’arte napoletana nei decenni centrali del Seicento.

Nelle opere di Matthias Stom, a lungo attivo in Sicilia, si vede materializzarsi una perfetta sintesi tra la cultura nordica di partenza – legata al caravaggismo olandese – e la pittura italiana. Il percorso prosegue con due capolavori di Mattia Preti – l’artista che più di ogni altro pittore contribuì al mantenere fino alla fine del Seicento la vitalità della tradizione caravaggesca. La mostra comprende inoltre due capolavori di Natura morta, particolarmente variegata e ricca nella pittura napoletana, per la prima volta esposti al pubblico – la scenografica Natura morta di pesci di Giovan Battista Recco e la più quotidiana Natura morta di Tommaso Realfonzo, firmata e datata

1737 dall’artista. Infine vengono presentati i capolavori della pittura di figura del Settecento appartenenti a due differenti correnti stilistiche – quella di pittura di respiro aulico, come Lucrezia e Cleopatra di Francesco Solimena e San Gaetano intercede per la cessazione della peste di Alessio D’Elia, e quella naturalistica esemplificata dall’irriverente Fantesca di Gaspare Traversi.

Nel percorso espositivo sono infine presentate quattro opere di alto valore artistico appartenenti alla Fondazione Sicilia. Si tratta di due grandi tele di Luca Giordano, artista che traghetta l’arte napoletana dal naturalismo di Ribera verso la pittura più chiara e leggera del Settecento, rappresentato da una drammatica Giuditta e da un monumentale quadro mitologico con Nettuno e Anfitrite. Altre due opere della Fondazione palermitana sono Cristo e la samaritana di Mattia Preti e Salomone e la regina di Saba di Francesco Solimena che si accostano alle tele degli stessi artisti presenti nella collezione Longhi.

La mostra è accompagnata da un catalogo realizzato da Marsilio Editori che presenta tutte le opere esposte, corredate da una scheda e da una breve biografia degli artisti.

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