martedì, 23 Aprile 2024
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Monreale, ennesima intimidazione per Rosario Lo Cicero Madè

"Ho scritto al Prefetto, al Presidente della Regione e al Presidente dell'Ordine dei Giornalisti"


Monreale 02.03.2022 – Proseguono le intimidazioni nei confronti del nostro collaboratore Rosario Lo Cicero Madè e il teatro di questa vergognosa situazione, iniziata nel 2007, è sempre Monreale, la cittadina un tempo normanna, nota nel mondo per il Duomo, il Chiostro e i gli antichi mosaici.

Rosario, sempre affiancato dalla giovane moglie Claudia, ci racconta “che dire, la situazione è sempre la stessa, cambiano i Sindaci, ma non tutti gli Amministratori, i quali transitano da una Giunta all’altra, così come non cambiano le abitudini malsane del luogo e la politica, a mio avviso, così come la Scuola, ha grosse responsabilità”.

Ma qual è il problema? Chiediamo al nostro Collaboratore: “non vogliono che io scriva liberamente i miei articoli e non gradiscono che io non sia allineato a quelli di altri giornalisti locali, o presunti tali. Non vogliono che mi ribelli all’abbandono dei rifiuti nel centro storico, non vogliono ottemperare alla raccolta differenziata, non gradiscono che io contesti, con articoli e foto oltre con denunzie presentate ai Carabinieri, quel presunto 85% di raccolta differenziata che Sindaco e l’Assessore al ramo sbandierano. Non gradiscono che questi ignobili fatti che accadono, in particolare, in un bel preciso luogo della Via Antonio Veneziano, a pochi passi da casa mia, vengano raccontati, sia sul Giornale Cittadino Press che nella mia pagina Facebook, dove pubblico costantemente foto e nella quale taggo il Sindaco Ing. Alberto Arcidiacono e quei pochissimi amici che ho a Monreale, i quali, a loro volta, hanno tanti amici chr attraverso i loro profili Social leggono e vedono”.

Le minacce di quale entità sono? “hanno iniziato nel 2007 con le lettere anonime, una delle quali, oltre a offese e minacce a me rivolte, recava il ritaglio di una foto di mio padre, ritratto in compagnia con l’allora Comandante della Legione Carabinieri di Palermo Gen. Arturo Esposito, estrapolata dal Giornale di Sicilia. Allora – prosegue Rosario – essendo io impegnato nel recupero del minuscolo cortiletto prospiciente la mia abitazione, denominato allora Chiasso Procida, luogo nel quale si spacciava, si vendevano pezzi di moto rubate chissà dove e nel quale si defecava e urinava, senza alcuna vergogna da parte degli autori del gesto ma anche per la Polizia Municipale che in quel luogo, prima del mio arrivo a Monreale, non vigilava ancor peggio di quanto non vigili oggi, tanto che non si accorgevano nemmeno che lì c’era un anziano signore che per un cinquantennio circa, aveva venduto e continuò a vendere, sino a non molti anni fa, alcoolici, senza alcuna licenza. Insomma – dichiara ancora Rosario – una Città senza regole, senza vigilanza, vergogna alcuna, senza decoro e rispetto per la cosa pubblica”.

Come ti sei districato in questa vicenda? “non mi sono piegato alle richieste di pizzo per proteggere la mia casa, non mi sono piegato alle richieste di chi mi chiedeva soldi o bonus vari persino per passare una scopa davanti casa mia e non mi sono lasciato intimorire nemmeno dalla seconda lettera anonima ricevuta, tanto che ho sempre denunciato tutto alla Stazione Carabinieri e sono stato posto, sia io che mia moglie, a discreta ma attenta sorveglianza da parte del Ten. Col. Michele Sirimarco e del Cap. Massimiliano Sole, i quali seppero agire con discrezione. Certo – dice ancora Rosario – quegli interventi, quelle mie denunce e quella costante presenza dei Carabinieri, mi vale a tutt’oggi l’etichetta di sbirro, un’etichetta che non mi pesa per nulla, visto che preferisco mille volte gli sbirri ai mafiosi, ai delinquenti o ai cosìddetti ‘scassapagghiari’ di paese”.

Chiediamo al nostro collaboratore: i coleghi giornalisti locali ti hanno supportato? “Con alcuni di loro ho avuto diverbi accesi, in una occasione persino sfociato in scontro fisico, del quale non ne vado fiero, ma del quale non sono per nulla pentito, vista la situazione, le provocazioni, le offese a mio padre e a mia moglie indirizzate, oltre che le conseguenti minacce subite che, ‘volevano farmela pagare’. Diciamo che – prosegue Madè – quando ci vuole ci vuole e qui nessuno è fesso. Di altre cose sulla stampa locale, non certo per paura – prosegue il nostro collaboratore – preferisco non dir null’altro e preferisco attendere il mio incontro con il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Roberto Gueli.

Ma non basta, Rosario ci racconta anche di un tentativo di aggressione del quale peraltro la nostra Testata aveva dato notizia: “Persone, poi risultate tutte positive al Covid19, assediarono me e mia moglie, per circa 15 minuti, prendendo a calci la nostra porta di casa e invitandoci ad uscire per uno scorto fisico. In quell’occasione – dice sempre Rosario – telefonai al Sindaco ma la Polizia Municipale non si vide e, con rammarico, devo dire che anche in quell’occasione, non si videro nemmeno i Carabinieri, nonostante avessi prontamente fatto il numero di emergenza”.

Il culmine delle minacce è stato toccato, come racconta sempre Rosario Lo Cicero Madè, il 18 settembre 2021, data in cui gli pervenne una telefonata da parte della Polizia di Stato: “Un Ispettore, che poi ho incontrato personalmente, mi mostrò al PC il bossolo a me indirizzato, rinvenuto all’Ufficio Smistamento delle Poste Italiane, e mi mise al corrente di questo vergognoso ritrovamento. Proprio all’Ispettore del Commissariato Porta Nuova raccontai tutta la mia vicenda monrealese”.

Ultima aggressione raccontata da Rosario: “sono stato avvicinato da un tizio che non ho potuto identificare perchè, oltre alla mascherina che oggi indossiamo quasi tutti, aveva anche un berretto di stoffa che ha calato quasi a coprire gli occhi. Questi mi diceva in dialetto siciliano – nuatri u liggemu chiddu ca scrivi e prima o poi a lei qualcuno a facci cià spacca. Lo invitavo a fermarsi ma si dileguava velocemente ed io, per un problema alla mia gamba sinistra, non ho potuto raggiungerlo”.

Non di poco conto, rifiuti a parte, sono altre brutte storie che hanno toccato Rosario e la sua famiglia, sempre a Monreale “molti non hanno ‘deglutito’ la riqualificazione di Chiasso Procida che grazie a me, si chiama oggi Chiasso Beato Pino Puglisi, cortiletto recuperato con i fondi inviati dalla Provincia Regionale di Palermo e dalla Presidenza della Regione e dal recupero del quale si defilarono, nonostante lo avessero promesso e sbandierato anche a mezzo Stampa, il GAL Terre Normanne, allora guidato dall’On. Salvatore Caputo, già Sindaco di Monreale e lo stesso Comune che dopo aver redatto e aggiudicato il bando, negò la sua quota-parte all’impresa aggiudicataria dello stesso”.

Non hanno digerito nemmeno – prosegue Rosario – quella riproduzione dell’opera realizzata da mio padre in memoria del Beato e il cui originale donammo al Comune, a questo punto, immeritatamente vista la solitudine nella quale ci hanno lasciati e vista l’assoluta mancanza di fattiva solidarietà dell’attuale Governo cittadino”.

Ma non sono solo questi i fatti, bisognerebbe tornare indietro nel tempo e rimembrare i furti di opere d’arte delle quali la famiglia Lo Cicero Madè è stata più volte oggetto “la faccio breve – dice Rosario – ma dalla cittadina Galleria Civica, sono spariti tre disegni di Pietro Buttitta e una lito di Tono Zancanaro, da mio padre prestati al Comune, sempre ai tempi di Caputo-Sindaco e da loro inseriti in una donazione che non portava il nostro nome e che noi non avevamo autorizzata e questo lo posso affermare perché ci sono due sentenze, una in sede penale e una in sede civile. La prima ha visto il sottoscritto dapprima accusato di furto, perché reo di aver rubato due dipinti, i ritratti dei miei nonni paterni, che poi durante il dibattimento, si rivelarono essere, anche su dichiarazione degli stessi Carabinieri interrogati dal Giudice e dal PM, di mia esclusiva proprietà, tanto che venni assolto con formula piena. In sede civile, il Tribunale decretò la restituzione di tutti i 18 dipinti dei quali il Comune si era indebitamente e illegalmente appropriato, persino un riconoscimento danni i nostro favore”.

Però – prosegue Rosario – di quelle 18 opere, me ne vennero restituite solo 13, poiché tre disegni di Pietro Buttitta e una lito di Tono Zancanaro, erano stati trafugati. Avrei dovuto intentare una ennesima causa nei confronti di questo Comune – conclude Rosario – solo che le opere sparite, hanno più valore affettivo che valore pecuniario e dimostrare il valore affettivo non è facile, anche se resta comunque una macchia sull’Ente, quella appunto di non aver vigilato, di non aver saputo conservare le mie opere, così come altre, visto che di altri furti ne sono a conoscenza e di questi fatti, oltre che sugli Amministratori, l’onta di vergogna deve ricadere su certi Funzionari e Impiegati della Galleria Civica, compreso qualche Direttore che sapeva e non ha parlato, nemmeno sugli spostamenti di alcune opere, dal Complesso Monumentale Guglielmo II a Villa Savoia”.

In conclusione chiediamo al nostro collaboratore: a chi ti rivolgi adesso? “non certo e non più al Sindaco Arcidiacono, ci ho provato troppe volte e quando ho perso la pazienza, evidenziandogli certi fatti a brutto muso, mi ha persino annunciato una possibile querela, pensa un po’. Mi rivolgerò – conclude Rosario – anzi, mi sono già rivolto nell’ordine: al Sig. Prefetto di Palermo, al Presidente della Regione perché i fondi del recupero di Chiasso Puglisi li ha messi la Presidenza; al Sindaco di Palermo, poiché i l’altra parte dei fondi per il recupero li mise la Provincia Regionale della quale è oggi rappresentante il Sindaco della Città Metropolitana e al Presidente dell’Ordine dei Giornalisti”.

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