venerdì, 19 Aprile 2024
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La sindrome della capanna, il giorno dopo

Per il momento il risultato è Pippo 1 - paura 0. Ieri, soprattutto grazie all'aiuto di mia moglie sono uscito per una lunga passegiata

L’articolo pubblicato ieri “La sindrome della capanna” a quanto pare ha avuto un buon rilievo ed apprezzamento da parte di voi lettori, ed ha avuto anche uno strascico familiare che ora vi narro.

Subito dopo che il pezzo è stato pubblicato sulla nostra testata Giornale Cittadino Press e condiviso sui social, ho mandato un messaggio via WhattesseAppete (come lo chiamo io, e mia moglie mi prende in giro perché non lo so pronunciare) a mia figlia in cui le dicevo che l’avevo citata nell’articolo. Lei fredda dopo che lo ha letto mi risponde «ma io il supporto psicologico ai parenti non lo posso dare» e a seguire aggiunge le faccine ridenti.

A questo punto, sbigottito, le rispondo: «Buttighia ri to nanna, (scusate il francesismo), ma come, dopo averti fatto studiare con tanti sacrifici – naturalmente fatti con tutto il cuore, perchè si sa per i figli questo ed altro – al tuo papà gli rispondi così?». E lei: «certo, è così. Non posso farci niente», aggiungendo una faccina che strizza l’occhio ed esce la lingua.

A questo punto sentendomi ferito nell’orgoglio, non le rispondo più e taglio la conversazione via social. Dopo un po’ raccontando l’accaduto a mia moglie: «u viri, da bedda spicchio ri to fighia comu marispunniu?», notare il rimarcare “ri to fighia”. Ma lei, senza battere ciglio per tutta risposta: «se ti ha detto, così vuol dire che è così». Ed ecco che penso: questo è il cuore di mamma. Così taglio il discorso, giro i tacchi e vado nell’altra stanza, pensando “tali matri tali fighia, ingrate”.

Dopo un po’, mia moglie, che sicuramente aveva letto il pezzo, mi viene a trovare e mi propone una passeggiata per rivedere il mare, considerato anche che adesso si può fare.

Sicuramente lei, per farmi reagire, sa che non resisto al richiamo del mare, praticamente posso affermare che sono nato a mare, in quanto nativo della ridente località marinara di Sferracavallo, quindi il mare c’è l’ho nel DNA e mi dispiace che adesso non abito più lì, ma abito vicino alla nota località balneare di Mondello, sempre di mare si tratta.

Visto la mia titubanza, con voce languida, mi scuote e dice «e allora? Dai cambiati ed usciamo, che ha casa stai facendo la muffa». Ci penso un po’ e poi mi decido: «van bene, appena finisco il collegamento con l’ufficio, mi cambio ed usciamo. Tu intanto prepara le mascherine, i guanti e il disinfettante».

Così, contenta annuisce e stranamente mi ubbidisce «va bene signor capitano ubbidisco» aggiungendo una risata beffarda. Ma io evito di commentare, molte volte è meglio tacere che rispondere.

Detto fatto! All’orario pattuito ci armiamo e partiamo, bardati di tutto punto. Salutati i canuzzi e ci avviamo per strade e stratuzze per raggiungere l’agognata spiaggia. Naturalmente il nostro passo è lento probabilmente perché dopo due mesi di inattività non ci siamo più abituati ad andare spediti.

Arrivati sul lungomare ci rendiamo conto che la stessa idea era stata condivisa da tanti altri concittadini. La spiaggia era affollata, quasi come se fossimo in estate, con tanti bagnanti sul bagnasciuga e i più temerari in acqua.

Proseguendo la camminata lungo il marciapiede che costeggia la spiaggia, cercavamo di evitare il contatto con le altre persone che passeggiavano. E’ stato uno slalom continuo, la gente era tanta, alcuni erano con bambini al seguito.

Finalmente dopo un po’ arriviamo nella piazza principale di Mondello. Anche questa era molto affollata, erano presenti vari gruppetti non adeguatamente distanziati. Dimenticavo, delle persone incrociate alcune erano con le mascherine, posizionate nella maniera più bizzarra e molti altri ne erano privi.

Su questo punto, evito i commenti che è meglio.

Per concludere, grazie a mia moglie ho vinto, almeno per ieri, la paura di uscire di casa, non so se nel prosieguo farò altre uscite, troppe persone per strada. Non oso pensare cosa succederà appena inizierà la stagione estiva. Ma noi speriamo che il buon Dio c’è la mandi buona e che vada tutto bene.

Comunque, cari lettori, dobbiamo sforzarci di affrontare con più coraggio la situazione e piano piano riabituarci ad uscire, naturalmente con tutte le cautele del caso, non ci possiamo mummificare a casa.

P.S. Il risultato della passeggiata di ieri? Oggi sono tutto un dolore specie negli arti inferiori, ci vorrebbe un po’ di olio alle giunture, dopo tutta questa inattività forzata la ruggine stava avendo il sopravvento.

Alla prossima, vi terrò informati.

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