mercoledì, 24 Aprile 2024
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Gustav Klimt tra simbolo e archetipo: inaugurata alla Tonnara Florio la mostra ispirata all’artista

È  stata inaugurata venerdì 23 marzo, nella suggestiva cornice della Tonnara Florio, la mostra collettiva intitolata “Gustav Klimt tra simbolo e archetipo“, ideata dalla professoressa Graziella Bellone e curata dalla stessa in collaborazione con l’architetto e docente Filippo Amara. L’esposizione è ospitata da Ana Paula e Chico Paladino Florio, proprietari della location. È intervenuto anche Giulio Cusumano, consigliere comunale, da sempre estimatore dell’arte e della cultura palermitane. La mostra sarà fruibile solo nei fine settimana fino al 2 aprile 2018, dalle 9.30 alle 13.30. 

Giulio Cumano, Filippo Amara, Graziella Bellone e Vincenzo Perricone
Giulio Cumano, Filippo Amara, Graziella Bellone e Vincenzo Perricone

L’esposizione è costituita da un corpus di 12 opere dal formato verticale di 50×100 in cui gli artisti, ciascuno con un’opera singola e con tecniche proprie, propongono una lettura e un’interpretazione personale dei misteriosi simboli e archetipi sottesi nelle opere di Gustav Klimt, di cui ricorre quest’anno il centenario della morte.

Giulio Cusumano con le artiste Eugenia Affronti ed Angela Sarzana
Giulio Cusumano con le artiste Eugenia Affronti ed Angela Sarzana

«Avere una mostra ispirata a Klimt a Palermo – spiega Giulio Cusumano –  è significativo, anche perché siamo nell’anno di Palermo Capitale della Cultura, e vedere tanta affluenza di palermitani ad un evento artistico è, certamente, positivo. Ripetiamo da diverse settimane, ma mi piace ribadirlo – prosegue il consigliere – che siamo realmente passati dall’essere capitale della mafia a capitale della cultura non solo per il titolo che ci è stato attribuito, ma perché la cultura si è ulteriormente diffusa tra i palermitani».

«Questo ci fa ben sperare che il messaggio che volevamo trasmettere alle future generazioni lo stiamo declinando in queste settimane e in questi giorni e, posso felicemente affermare che – conclude scherzosamente Cusumano – se nel periodo che va da maggio a ottobre, gli alberghi sono tutti pieni, vuol dire che dovrete ospitare i vostri amici in visita sul divano di casa vostra».

Graziella Bellone e Marco Favata
Graziella Bellone e l’artista Marco Favata

«La rassegna – spiega Graziella Bellone – prende per mano il visitatore, conducendolo nell’universo del simbolismo klimtiano e alla riscoperta di questo genio provocatore, cosi estetico ed esoterico, a cui tanto dobbiamo nella storia dell’arte dell’Occidente contemporaneo. Una serie di icone – prosegue la l’ideatrice della mostra – con forte componente estetica e cromatica, realizzate su tela e tavole con modalità e materiali vari, tese ad esaltare la femminilità o l’enigma che essa impersona. A volte, lo stile predilige un messaggio codificato o un effetto quasi fotografico e realistico delle figure. Viene offerto così al fruitore – conclude la Bellone – un panorama fascinoso e originale in un clima magico e sospeso attraverso la ricostruzione e rappresentazione del mito klimtiano che non smette mai di attrarre».

Filippo Amara, co-curatore della mostra e dell’allestimento, ci ha spiegato come è nata e i suoi temi cardine: «La mostra ci è stata suggerita dalla ricorrenza del centenario della morte di Gustav Klimt e questa occasione ci è sembrata utile per fare un ragionamento sul modo in cui la sua arte ha portato la cultura figurativa occidentale verso la modernità. Abbiamo scoperto che la suggestione offerta da un grande maestro può diventare, per gli artisti contemporanei, il modo per ripensare il loro modo di operare. Ho scritto un breve pezzo su questa mostra – conclude l’architetto – intitolato “Ricordare, ripetere, rielaborare” che riprende un saggio di Sigmund Freud sulla tecnica analitica e che, applicata all’arte contemporanea, riporta gli artisti alla rielaborazione consapevole del modello klimtiano nel nostro tempo».

Ilaria Caputo e la sua opera
Ilaria Caputo e la sua opera

Abbiamo intervistato alcuni degli artisti partecipanti che, in esclusiva per il GCPress, ci hanno raccontato le loro opere, il loro significato, ma anche le emozioni che il genio di Klimt è stato capace di suscitare e ispirare loro ed la realizzazione delle opere. Tra loro, Ilaria Caputo, giovane artista che ci ha dato una lettura “dolce e gentile” della sua opera: «Klimt è un grande artista e rappresenta un punto di riferimento a prescindere da questa mostra. Proprio come lui – conclude l’artista – elaboro la figura della donna in un duplice aspetto: da un lato la sua sensualità e dall’altro la sua delicatezza che rappresento attraverso elementi morbidi e circolari, quali sono le forme femminili, ma anche attraverso l’uso di colori tenui».

Tiziana Viola Massa e la sua opera
Tiziana Viola Massa e la sua opera

Incontriamo poi Tiziana Viola Massa, che ci racconta il suo dipinto: «La mia opera, intitolata “The woman in gold – l’oro dentro” è ispirata ad una delle ultime opere di Klimt e rappresenta la femminilità e la sensualità che nascono da dentro: l’oro, colore molto usato da Klimt, non è sullo sfondo come lo è generalmente nelle sue opere, ma è all’interno del corpo femminile. È un omaggio alla bellezza interiore della donna che va ben oltre la semplice bellezza estetica».

 

Marco Favata e la sua opera
Marco Favata e la sua opera

Marco Favata, della sua opera che incarna fedelmente lo spirito klimtiano, ci dà una sua, personale chiave di lettura: «La mia opera incarna fedelmente lo spirito klimtiano nella figura della donna e nella sua sensualità. Ho voluto lasciare la mia impronta mettendo in dissociazione la donna, ma ho utilizzato molti elementi che riconducono allo stile di Klimt. Klimt, che ho studiato molto bene – conclude l’artista – mi ha trasmesso l’amore per l’arte che trasuda dalle sue opere e che è una prerogativa anche mia».

 

Giuseppe Lo Cascio e la sua opera
Giuseppe Lo Cascio e la sua opera

Incontriamo anche Giuseppe Lo Cascio, che ci racconta la sua opera che, seppur ispirata a Klimt, è nata da un complesso ed intricato processo di elaborazione da parte dell’artista: «La mia interpretazione di Klimt verte su tre punti diversi della sua visione totalmente reinterpretati: una tecnica e due concettuali. Nel caso di Klimt – spiega il giovane artista – l’estrema decorazione diventa movimento dell’inconscio, nella mia opera, invece, con una tipologia di decorazione diversa che si può paragonare a una carta da parati, riprendo questa dimensione inconscia. In quest’opera – conclude Lo Cascio – c’è tutto di me: inizio, elaborazione, cambiamento, dimensione interiore e parti della mia stessa vita in quanto, il soggetto rappresentato è una mia amica, e mi ha dato la possibilità di comprendere, attraverso la sua arte, ciò che è davvero importante nella vita».

Giuseppe Di Liberto e la sua opera
Giuseppe Di Liberto e la sua opera

Ci spostiamo di pochi passi e osserviamo l’opera di Giuseppe Di Liberto, che incuriosisce perché “multisensoriale”: «Mi sono ispirato all’opera “Atena Pallade” di Klimt e ai suoi simbolismi e l’ho intitolata “Un piccione che si credeva una civetta” proprio per riprendere questi simbolismi: la contrapposizione tra i valori alti e filosofici e la perdita degli stessi nella società contemporanea. Elemento particolare che mette in collegamento tutte le parti dell’opera è l’ascolto in cuffia della canzone “Gold” degli Spandau Ballet  – collegata al quadro e che, tramite un lettore mp3, riproduce costantemente la canzone – che rappresenta la mia ricerca stilistica e che, coinvolgendo due “sensi” permettere di comprende meglio il messaggio».

Lidia Patermo e la sua opera
Lidia Patermo e la sua opera

Incontriamo poi Lidia Patermo, che ci racconta il suo policromatico dipinto: «Ho scelto di interpretare il dipinto “Giuditta” che Klimt ha realizzato per ben due volte. Ho voluto rappresentare la donna, avvolta da un guscio di occhi stilizzati, osservata dagli occhi del mondo che giudicano, ma che sono anche incuriositi, che mostra la sua bellezza e la sua seduzione in un momento antecedente al suo affacciarsi alle negatività della vita: un elogio alla purezza della donna».

 

Antonella Stillone e la sua "Sirena"
Antonella Stillone e la sua “Sirena”

Ci spostiamo ancora di qualche passo e incontriamo Antonella Stillone, che ci racconta la sua “sirena”: «Il quadro nasce dall’idea di riprendere alcuni dei tantissimi simboli di Klimt come gli ovuli, i fiori e la foglia d’oro, gli ondeggiamenti del corpo, dei capelli, ma anche la figura della donna. Ho voluto rappresentare una donna moderna, con un volto sereno e solare seppur ammaliante come quello di una sirena e ho voluto inserirla in un contesto fiabesco e onirico».

 

L'artista messinese Carmelo Caracozzo
L’artista messinese Carmelo Caracozzo

Ed infine incontriamo un giovane artista messinese,  Carmelo Caracozzo, alla sua prima partecipazione pittorica a Palermo, che ci racconta la sua opera e la sua esperienza nel capoluogo siciliano: «Mi sono ispirato all’opera di Klimt “La Madonna col bambino”, ma interpretandola in maniera molto personale. La donna raffigurata è una donna che ha paura e cerca le braccia di qualcuno che la sostenga fino al suo ultimo respiro; il blu dei capelli è un riferimento al divino, tra il cielo e il mare, un misto tra sacro e profano che pone la donna al centro e la rappresenta come una dea».

Gli artisti coinvolti sono: Ilaria Caputo, Carmelo Caracozzo, Demetrio Di Grado, Giuseppe Di Liberto, Marco Favata, Giuseppe Lo Cascio, Alessandra Manzella, Lidia Patermo, Michele Principato Trosso, Antonella Stillone, Giuseppe Tringali, Tiziana Viola Massa. Ogni opera è corredata da un brevissimo testo che evidenzia il legame con la dimensione simbolico-archetipica di Gustav Klimt, autore che ancora oggi affascina ed entusiasma il pubblico di tutto il mondo.

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