giovedì, 18 Aprile 2024
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Giornata Mondiale delle Cardiopatie Congenite: “Apriamo un centro anche a Palermo”

Il 14 febbraio non è solo la festa degli innamorati, ma anche la Giornata Mondiale delle Cardiopatie Congenite. Le cardiopatie congenite rappresentano una delle malformazioni più frequenti alla nascita e la principale causa di mortalità neonatale. Si stima che ogni anno circa 8 neonati su 1.000 ne risultino portatori e nel mondo nascano circa un milione di bambini con una malattia congenita cardiaca, dei quali 4.500 in Italia e 500 circa in Sicilia.

Negli ultimi anni la ricerca ha fatto passi da gigante grazie allo sviluppo e al miglioramento di esami diagnostici, tecniche chirurgiche e a centri di eccellenza in cardiologia e cardiochirurgia pediatrica. Oggi quasi il 90% dei neonati con cardiopatie congenite raggiunge l’età adulta con una qualità della vita soddisfacente e persone che ne sono affette riescono ad inserirsi ottimamente nel mondo degli affetti, del lavoro e dello sport. Ma il percorso è lungo e difficile, una sfida continua che coinvolge e segna la loro vita e di tutta la sua famiglia. Tale “popolazione” di pazienti, viene definita “popolazione GUCH”, acronimo di Grown-Up Congenital Heart, i quali costituiscono un gruppo che, nel nostro paese, cresce di circa 2.000 pazienti all’anno, superando persino il numero di cardiopatici congeniti in età pediatrica.

«In questa giornata si sensibilizzazione su questo tema vorrei lanciare un appello alle istituzioni affinché si apra al più presto il reparto di cardiochirurgia pediatrica anche a Palermo – dichiara Fabrizio Artale, principale animatore dell’Associazione Movimento per la Salute dei Giovani -. Attendiamo da diversi anni e ora è il momento. E’ stata espressa una manifestazione di interesse a cui hanno partecipato altre realtà come il Bambin Gesù, il Policlinico San Donato e l’Ismett. Sottolineo come a Palermo al momento non esiste questo tipo di realtà e spesso le famiglie che devono affrontare questo problema sono costrette a lunghi e costosi viaggi» conclude Artale.

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