martedì, 18 Novembre 2025
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Giornata Mondiale dell’Alimentazione: il malessere invisibile e la povertà alimentare tra gli adolescenti italiani

Non solo mancanza di cibo: esclusione, perdita di dignità e disagio psicologico segnano le nuove forme di insicurezza alimentare e ci interrogano sul futuro dei giovani

Oggi, 16 ottobre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, appuntamento che quest’anno acquista un valore ancora più simbolico per il contesto fragile in cui viviamo e per il tema scelto dalla FAO: “Mano nella mano per un’alimentazione e un futuro migliori”. Accendere i riflettori sulla povertà alimentare oggi significa andare oltre le sole cifre e oltre il solo problema della disponibilità di cibo. L’ultimo rapporto “Il malessere invisibile di non poter scegliere”, curato da ActionAid insieme all’Università di Milano e Percorsi di Secondo Welfare, mostra come per tanti adolescenti la vera privazione sia la mancanza di possibilità di scegliere cosa, come e con chi mangiare.​

Nel quotidiano di molte famiglie, la povertà non si traduce solo in piatti vuoti ma in esclusione sociale, in un senso di vergogna nascosto dietro apparenti normalità. Ragazze e ragazzi rinunciano a invitare amici o a partecipare a momenti conviviali per non pesare sulla famiglia o per non dover ammettere di non poterselo permettere. In molti casi sono proprio gli adolescenti che scelgono di sacrificarsi per lasciare più cibo ai fratelli o per non far preoccupare i genitori. “Spero di avere un futuro migliore della mia adolescenza”, dice una delle intervistate, riassumendo l’impatto emotivo profondo di un disagio che non è solo materiale ma identitario e psicologico.

La ricercatrice Monica Palladino sottolinea come la frattura nella socialità possa lasciare più segni della semplice scarsità di cibo: sentirsi esclusi, dover rinunciare a una pizza con gli amici o evitare di accettare un invito può intaccare la dignità e la salute mentale. E la vergogna spesso pesa più della fame stessa: secondo una rilevazione nazionale condotta con Webboh Lab, quasi tre adolescenti su dieci percepiscono la presenza di persone che non mangiano a sufficienza nella loro zona, mentre il 73% ritiene che non tutti in Italia abbiano davvero le stesse possibilità di un’alimentazione sana.​

Il fenomeno riguarda anche una forte dimensione di genere: le madri spesso si privano per prime pur di non lasciare i figli senza e interiorizzano questa rinuncia come parte naturale del prendersi cura degli altri. Il peso psicologico ed emotivo, inoltre, viene amplificato dai social, dove il 41% dei ragazzi si sente spinto a desiderare cibi pubblicizzati e il 35% prova disagio confrontandosi con ciò che vedono mangiare dagli altri online.

Secondo gli ultimi dati, la povertà alimentare tra gli adolescenti in Sicilia raggiunge livelli particolarmente preoccupanti e supera la media nazionale. L’Isola si conferma una delle regioni italiane più colpite dal fenomeno: qui, secondo le stime di Save the Children e Istat, quasi il 14% dei minori vive in condizioni di povertà assoluta, con un’incidenza che cresce nelle famiglie numerose o monogenitoriali e nei contesti urbani più svantaggiati.​

A Palermo, la situazione è aggravata da una bassa copertura di mense scolastiche (appena il 10% degli edifici, record negativo nazionale) che priva molti adolescenti e bambini di almeno un pasto proteico garantito ogni giorno. Questa carenza, associata all’alto tasso di disoccupazione familiare e a una retrazione dei servizi sociali, si traduce in strategie di adattamento drammatiche: rinunce ai momenti conviviali, sacrifici delle madri che si privano per prime del cibo, e un aumento della vergogna sociale che isola ulteriormente ragazzi e ragazze dalle opportunità di crescita e relazione.​

Stime recenti mostrano che in Sicilia oltre il 13% dei bambini e ragazzi non ha accesso quotidiano a cibo adeguato, mentre a Palermo crescono le richieste di aiuto alimentare presso associazioni e reti di volontariato. In città come nel resto della regione, la povertà alimentare si intreccia strettamente con l’abbandono scolastico, limitando ambizioni e futuro di molti giovani che troppo spesso rinunciano agli studi per contribuire al bilancio familiare. È un circolo vizioso che accentua le disuguaglianze e crea una frattura sociale ancora più ampia, in cui la mancanza di cibo diventa simbolo di un disagio più profondo, fatto di esclusione e perdita di dignità.​

Sul piano della risposta sociale, le iniziative efficaci sono quelle che sanno coinvolgere comunità, scuole, famiglie e ragazzi in progetti di inclusione, dalle mense scolastiche “aperte” ai quartieri ai percorsi educativi che vanno oltre la mera distribuzione emergenziale di cibo. L’aiuto alimentare resta essenziale, ma senza innovazione rischia di diventare una risposta cronica che consolida le disuguaglianze invece di superarle.

Per affrontare davvero questa emergenza silenziosa, servono politiche strutturali di protezione sociale su reddito, casa, servizi essenziali, insieme a mense scolastiche universali e strategie alimentari che assicurino a tutti l’accesso a un cibo adeguato e di qualità, come ribadisce Roberto Sensi di ActionAid. Non basta rafforzare i canali dell’assistenza: è fondamentale costruire un welfare capace di garantire diritti, non solo di rispondere ai bisogni.

Oggi la povertà alimentare in Italia coinvolge circa 8 milioni di persone in condizioni di insicurezza moderata o severa, molti dei quali minori e adolescenti. Nel giorno della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, il grido che arriva dalla Generazione Z è chiaro: la vera fame non è solo vuoto dello stomaco, ma mancanza di opportunità, dignità, futuro.​

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