venerdì, 19 Aprile 2024
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Daniza, la fine di un orso che ha semplicemente protetto i suoi cuccioli

Daniza, orso bruno, comincia a far parlare di sé nell’agosto, dopo l’attacco nei confronti di un cacciatore di funghi, Daniele Maturi, a Pinzolo, provincia di Trento. Per difendere i propri due cuccioli dal possibile pericolo, l’orso si era scagliato contro il cacciatore procurandogli solamente ferite superficiali alle braccia e alla gambe.

Dopo l’attacco, la fine di Daniza sembra segnata e, al contempo, la storia di Daniza diviene un caso nazionale: gruppi sui social network, raccolte di firme, sono state fatte a favore del povero orso affinché si potesse intervenire in modo diverso piuttosto che dandole la morte. L’hashtag ##iostocondaniza, per oltre un mese, spopola dappertutto. Eppure, sembra che tutto ciò non sia servito a nulla, la voce dei cittadini italiani non ha avuto alcuna rilevanza quando, due notti fa, dopo quasi un mese di monitoraggio intensivo, la squadra di intervento ha utilizzato la telenarcosi sull’orsa che non l’ha sopportata, morendo. E la sua morte, così come era stato al momento dell’ “attacco”, ha creato rabbia e scandalo in tutta Italia, non coinvolgendo solamente associazioni importanti, quali, per esempio, il WWF o l’Enpa (Ente nazione protezioni animali), ma interessando ogni singolo cittadino che aveva combattuto, e non solo, per lasciare in vita la povera mamma orsa.

“Ciò che è accaduto all’orsa Daniza non è un incidente né un fatto casuale: è un animalicidio in pieno regola. Nei giorni e nelle settimane passata avevamo più volte chiesto di lasciare in pace l’animale, arrivando a diffidare le autorità locali: questo è il risultato della caccia alle streghe, del clima di terrore scatenato contro il povero plantigrado” dice il presidente dell’Enpa, Carla Rocchi, che annuncia anche iniziative di tipo legale da parte dell’associazione.

“Tutta la vicenda dell’orsa Daniza si conclude peggio di come è iniziata, con un finale da dilettanti che dimostra l’incapacità della Provincia di Trento di gestire una specie importante per la biodiversità presente sull’arco alpino”: queste le parole del presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza.

E l’onorevole Brambilla non è decisamente più tenera con le sue parole: “Sull’ultimo atto della persecuzione contro l’orsa Daniza e i suoi cuccioli farà chiarezza la magistratura, ma fin d’ora è evidente quale giudizio politico meritino l’incompetenza, la rozzezza, la prepotenza e la crudeltà dell’amministrazione provinciale di Trento: le dimissioni del presidente Ugo Rossi sono il minimo sindacale in un caso come questo. E non meno gravi appaiono l’incapacità e la negligenza di cui ha dato prova il ministro Galletti nel valutare il caso, nonostante io stessa gli abbia prospettato, in due interrogazioni parlamentari, quali rischi comportava la strada intrapresa dalla Provincia autonoma di Trento”.

L’indignazione per un simile atto ha scosso tutta la Penisola e, dopo quanto accaduto, non ci si può che chiedere che fine faranno i due poveri cuccioli che ancora dovevano essere svezzati dalla madre. Chi si occuperà di loro? Spetterà loro la stessa fine della madre in caso di possibile attacco visto che il territorio italiano non sa preoccuparsi in modo corretto della propria fauna?

Dopo quanto accaduto, si spera solamente che, in un prossimo futuro, l’Italia si possa organizzare in modo migliore nella gestione di simili procedure senza dover dare nuovamente la morte a degli animali mostrando di non aver un minimo di umanità e usando scuse assurde, quali una dose troppo alta di anestetizzante, per spiegare una morte ingiusta e ingiustificata.

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