venerdì, 11 Ottobre 2024
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Casina Cinese, restaurata la tavola matematica e i pannelli di seta dipinta

Palermo. Fino alla fine del ‘700 i banchetti di corte erano rumorosi ed affollati e solo dai primi dell’800 tra la nobiltà si diffuse l’idea che quello della convivialità fosse un momento intimo e inviolabile. È a questo periodo che risale la “Tavola matematica” del Marvuglia che si trova alla Casina Cinese ai Colli e che ieri mattina è stata presentata alla stampa dopo il recupero conservativo curato dalla Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Palermo grazie al contributo della fondazione Le Vie dei Tesori.

La Casina Cinese e la tavola matematica appena restaurata fanno parte di una edizione “natalizia” del festival Le Vie dei Tesori: dal 28 al 30 dicembre e poi il 4 e 5 gennaio, la Casina potrà essere scoperta, infatti, all’interno di un percorso culturale che comprende esperienze uniche, passeggiate guidate, visite a botteghe storiche e luoghi – in alcuni dei quali sono stati effettuati interventi di restauro proprio grazie a Le Vie dei Tesori. Ogni info è su leviedeitesori.it

Espressione della creatività e della meccanica, la Tavola matematica custodita all’interno della Casina Cinese ed oggi restituita al percorso di visita dopo il restauro effettuato dalla Soprintendenza dei Beni culturali di Palermo – ha detto l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana presentando l’opera restaurata – è uno straordinario esempio della creatività e del talento delle maestranze siciliane del tempo. Poter mostrare oggi la Tavola e parte dei pannelli di seta ricollocati al loro posto dopo il restauro, è espressione dell’importanza che può avere la collaborazione tra pubblico e privato nella salvaguarda e valorizzazione del patrimonio culturale dell’Isola”.

Vero e proprio palcoscenico mobile, che funzionava grazie a un complicato sistema di pesi e contrappesi, la Tavola matematica ovale realizzata dall’architetto Vincenzo Marvuglia per il re Borbone riusciva a garantire quella riservatezza necessaria a tutelare momenti privati o delicati incontri istituzionali, anche rispetto alla servitù.

L’unico ammesso ai pranzi di Ferdinando e Carolina che, nel 1798 in fuga da Napoli si erano rifugiati a Palermo, era il maggiordomo, spesso aiutato da un servitorello.

Le pietanze giungevano dalle cucine “reali” sotterranee, affiancate da una seconda cucina “rustica”. Il sistema era complesso: le vivande e i piatti di servizio affioravano da questa complessa “macchina d’arredo” – ormai pressoché unica al mondo – che è finalmente tornata a funzionare perfettamente, anche se resta delicatissima.

Dagli studi effettuati sembrerebbe – evidenzia la Soprintendente di Palermo Selima Giorgia Giuliano – che la Tavola matematica del Marvuglia – ovale, per otto o dodici commensali – sia una delle ultime superstiti, integra e perfettamente funzionante, dopo il restaur – di una serie di mobili meccanici e automi molto in voga a fine Settecento, presso nobili e teste coronate d’Europa. Ferdinando e Carolina di Borbone, giungendo a Palermo, si innamorarono della stravagante residenza in stile cinese del barone Benedetto Lombardo, che vollero, però, interamente ricostruita da Giuseppe Venanzio Marvuglia. La “tavola” venne realizzata per i sovrani ma – secondo la teoria accreditata da recenti studi – su uno spazio e un progetto preesistente per i Lombardo. Insomma, la moda degli automi era già arrivata in Sicilia prima dei Borbone”.

Sempre ieri mattina sono stati mostrati anche sei dei sedici pannelli originali in seta dipinta, di gusto esotico che sono tornati ad adornare le nicchie delle pareti del salone, rimaste vuote dopo l’ultimo intervento di restauro. L’intervento, effettuato dai tecnici della Soprintendenza di Palermo, è stato reso possibile grazie alla collaborazione con l’associazione “Amici dei Musei Siciliani” che ha messo in campo una parte dei proventi del Festival RestART Palermo 2021.

Gli interventi sono stati condotti dalla restauratrice di tessuti Roberta Civiletto e dall’architetto Carlo Vivirito in servizio presso la Soprintendenza, con la collaborazione dello scenotecnico Raffaele Ajovalasit. Oggi la Tavola è perfettamente funzionante, anche se lievi e inevitabili deformazioni del legno rendono delicatissimo lo scorrimento del saliscendi, movimento principale di tutti gli elementi mobili della macchina.

Il recupero dello straordinario mobile meccanico e il riallestimento filologico delle tappezzerie fanno parte di un più ampio progetto di manutenzione e valorizzazione della settecentesca residenza borbonica palermitana che, come architettura, decorazioni e arredamento, è un capolavoro del tutto unico al mondo oggetto di studi e e approfondimenti. Il restauro della Tavola e delle tappezzerie è stato effettuato sulla base di ricerche che si sono basate sulle fonti archivistiche, bibliografiche e fotografiche. I tecnici della Soprintendenza si sono affidati, quindi, alle tecnologie adoperando anche tecnologie digitali e ai rilievi al laser scanner per restituire un gemello digitale della macchina, che permette di comprendere geometrie, meccanismi complessi e funzionamento della Tavola con il sollevamento e la discesa dei montavivande.

“Abbiamo contribuito con gioia al restauro di questo straordinario meccanismo della Casina cinese, dopo avere promosso quattro anni fa l’importante lavoro di recupero e di ricollocazione dei lampadari. Si tratta – precisa Laura Anello, presidente della Fondazione Le Vie dei Tesori – dell’ottavo intervento di restauro da noi promosso in Sicilia, proprio quando ci apprestiamo a organizzare il contest che sceglierà altri due interventi da realizzare nei borghi. Continuiamo a collaborare con istituzioni pubbliche e con privati nel segno della bellezza e del coinvolgimento delle comunità, convinti che i luoghi di cultura siano infrastrutture sociali attorno alle quali riconoscersi e crescere”.

Il riallestimento dei sei pannelli con le sete dipinte restituisce unità visiva e cromatica alla sala delle udienze della Palazzina cinese – dichiara Bernardo Tortorici di Raffadali, presidente degli Amici dei Musei siciliani -. Aver contribuito realizzare questo intervento grazie alle economie realizzate con l’edizione estiva di Restart ci riempie di gioia e ci consente di esprimere al meglio la finalità istitutiva; i festival hanno sempre un carattere effimero, se grazie alla loro realizzazione si riesce a realizzare qualche azione concreta di tutela del patrimonio culturale, il valore e il senso dell’iniziativa assume un altro spessore”.

Qualcos’altro sul meccanismo della Tavola matematica:

Il meccanismo collegava la salle à manger con le cucine attraverso piccoli montacarichi, e consentiva di far arrivare le pietanze in tavola più i piatti di servizio per le bottiglie e il pane, senza obbligare i camerieri a continui andirivieni, ma soprattutto garantendo la riservatezza dei commensali. Che “chiamavano” i piatti tramite campanelli e cordoncini di colori diversi (anch’essi restaurati e visibili).

Nella sala destinata a desinare per via di maestrevoli ordegni sale dalla cucina la tavola col pranzo imbandito, fermandosi in mezzo dei commensali, che si trovano a sedere, i quali senza l’assistenza ed il ministero dei familiari, chiamando ciò che loro abbisogna per via di lacci concertati, che corrispondono a diversi campanelli, acconciatamente disposti, quali porta-voce nella camera inferiore, vengono serviti di piatti, bicchieri, di posate, e di quanto altro loro occorre, montando il tutto col mezzo di ingegnosa molla. [da una Guida di Palermo, 1816]

Scendendo al piano inferiore, il meccanismo prevede, i saliscendi e i pesi, le indicazioni in legno per i camerieri, persino una madia per conservare le stoviglie. Il recupero è stato totale: la complessa struttura lignea è di tornata alla sua funzione; è stato ricostruito filologicamente il rivestimento originario in seta del tavolo, risistemate le sedie, ricollocati i vassoi in argento di fattura napoletana, con il punzone della casa Borbone, recuperati dai depositi.

Si trovano tracce di Tavole matematiche (o comunque montavivande simili) commissionati a architetti e designer di allora, che si rifacevano, secondo Dufourny, alla “table mobile” che Antoine-Joseph Loriot (1716-1782) aveva inventato per Luigi XV per il castello reale di Choisy-le-Roy e poi per il Petit Trianon di Versailles (1764-66).

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