giovedì, 18 Aprile 2024
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Bloccato dal Tar il decreto di espulsione di Paul Yaw, il ganese della Missione di Biagio Conte

Dopo 16 giorni di digiuno del fondatore della Missione Speranza e Carità di Palermo, arriva il rigetto del TAR al provvedimento di espulsione del "fratello migrante"

Dopo 16 giorni di digiuno, Fratello Biagio Conte, fondatore della Missione Speranza e Carità di Palermo, ha vinto la sua battaglia: Paul Yaw, il 51enne ghanese che vive a Palermo da circa 10 anni, che lavora come idraulico nella Missione e che non aveva ottenuto il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di lavoro, non sarà espulso dall’Italia.

Paul, oltre a non avere ottenuto il rinnovo del permesso, era stato raggiunto da un decreto di espulsione con l’obbligo di firma quotidiana al commissariato di Brancaccio.

Biagio Conte, appresa la notizia e contro il provvedimento che ha colpito uno delle oltre mille persone che assiste nella comunità, scegliendo piazzale Anita Garibaldi, luogo in cui fui ucciso padre Pino Puglisi, aveva avviato lo sciopero della fame in difesa del “fratello migrante” che era stato condiviso dai “fratelli” della missione e da tanti cittadini.

A fronte del provvedimento di rimpatrio forzato, l’avvocato Giorgio Bisagna ha presentato ricorso al Tar e il presidente della terza sezione del Tribunale amministrativo regionale, Maria Cristina Quiligotti, ha accolto l’istanza e, in tempi record, ha sospeso il rigetto della richiesta di permesso di soggiorno riconoscendo il pericolo di “danno grave e irreparabile” per l’uomo nel caso di rimpatrio forzato.

Per Fabrizio Ferrandelli, capolista di +Europa in Sicilia e Sardegna per le prossime elezioni europee: “Ieri, tornando in quella piazza dove uccisero Padre Pino Puglisi e in cui fratello Biagio Conte ha portato avanti lo sciopero della fame, ho trovato tanti cittadini a sostegno di una battaglia giusta per i diritti umani, la pace e l’accoglienza. Questo mi ha dato fiducia.  Oggi, la notizia della vittoria di Fratello Biagio, conferma il mio sentire e ne sono felice”. 

“Siamo capaci di andare oltre le differenze, le discriminazioni e le strumentalizzazioni – continua Ferrandelli – e anche quando c’è chi ci vorrebbe sempre più impauriti e soli diffondendo parole d’odio, quando è il momento, ci ritroviamo dalla stessa parte, da siciliani, da palermitani, da esseri umani. Ecco il primo passo verso un’orizzonte di diritti e dignità: riconoscere che proprio dalla nostra Sicilia, terra di straordinaria di civiltà e integrazione di culture di cui ha dato prova nei secoli, deve partire un dibattito serio sul tema immigrazione: senza paura, senza inquietudine, una voce italiana pronta a farsi sentire in Europa, ma anche disposta alla cooperazione, all’ascolto e a non dimenticare che quando l’uomo non è al centro dei nostri valori a rischiare è l’umanità intera, senza distinzioni”.

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