venerdì, 19 Aprile 2024
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Riforme costituzionali. Approvato ddl Boschi. La parola passa ai cittadini con il referendum di ottobre

Con 367 voti a favore e 7 contrari è stata approvato alla Camera il ddl Boschi sulla riforma costituzionale. Ad uscire dall’aula e quindi non votare, per protestare contro i contenuti della riforma e il metodo adottato dalla maggioranza, i deputati di Forza Italia, Movimento 5 stelle, Lega e Sinistra Italiana. Il provvedimento è stato approvato dopo due anni di lavoro.. Adesso, la decisione passa ai cittadini che a ottobre dovranno votare il referendum resosi necessario in quanto il provvedimento non ha ottenuto la maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera, come prevede l’articolo 138 della Costituzione.

Il premier Renzi e il ministro delle riforme Boschi hanno definito ‘storico’ il risultato subito dopo il via libera.

“Godiamoci il momento, è un risultato storico dopo trent’anni di lavoro. Siamo molto soddisfatti”, ha detto il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi dopo il voto della Camera sulla riforma costituzionale. E ha sottolineato che la maggioranza è stata “ampia”.

Soddisfatto anche Matteo Renzi: “una giornata storica per l’Italia, la politica dimostra di essere credibile e seria. Adesso noi chiederemo il referendum”, ha detto il premier aggiungendo che “la politica ha dimostrato che riforma sè stessa e la democrazia vince”.

Con l’approvazione del ddl finisce il bicameralismo perfetto. Sarà la Camera dei deputati a votare la fiducia al governo, esercitare la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo dell’operato del Governo. Quindi le leggi saranno approvate solo dalla Camera. I deputati restano 630 e verranno eletti a suffragio universale, come oggi.

Il Presidente della Camera diventa la seconda carica dello Stato e, in quanto tale, farà le veci del Presidente della Repubblica se quest’ultimo non può.

Tutto cambia per il Senato della Repubblica. Rappresenterà le istituzioni territoriali e il numero dei componenti passa da 315 a 100.  95 membri eletti dai Consigli Regionali (21 sindaci e 74 consiglieri-senatori), più 5 nominati dal Capo dello Stato che resteranno in carica per 7 anni. Avrà competenza legislativa piena solo su riforme e leggi costituzionali. Per quanto riguarda le leggi ordinarie, potrà chiedere alla Camera di modificarle, ma Montecitorio non sara’ tenuta a dar seguito alla richiesta. Solo nel caso di leggi che riguardano le competenze regionali, il voto del Senato è obbligatorio. Scompare,  la limitazione dell’età nell’elezione del Senato e i senatori eletti nella circoscrizione estero. Scompaiono anche i senatori a vita che saranno solo gli ex Presidenti della Repubblica. Per quanto riguarda i senatori nominati prima della riforma Boschi (Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia) manterranno il loro posto. I senatori manterranno l’immunità e non potranno essere arrestati o sottoposti a intercettazione senza l’autorizzazione del Senato.

Più poteri al Capo dello Stato al quale vengono attribuite competenze su materie come energia, infrastrutture strategiche e sistema nazionale di protezione civile. Lo eleggeranno i 630 deputati e i 100 senatori. Per i primi tre scrutini occorrono i due terzi dei componenti, dal quarto si scende ai tre quinti; dal settimo sarà sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti.

I 5 giudici Costituzionali, saranno eletti 3 dalla Camera e 2 dal Senato.

Ci vorrà un quorum minore per i referendum sui quali sono state raccolte 800.000 firme anziché 500.000: per renderlo valido basterà la metà degli elettori delle ultime elezioni politiche, anziché la metà degli iscritti alle liste elettorali. Verranno introdotti, con una legge ordinaria che stabilirà le modalità di attuazione, i referendum propositivi e di indirizzo.

Il provvedimento abolisce definitivamente le Province. La Repubblica sarà quindi costituita solo “dai Comuni, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato”. Scompare il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro.

Assicurate le quote rosa. Aggiunto un comma all’articolo 55 della Costituzione: “Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza”. Simili norme sono previste anche per le leggi elettorali dei Consigli Regionali.

E dopo il voto della riforma costituzionale, documento di Roberto Speranza, Gianni Cuperlo e Sergio Lo Giudice, che guidano le tre aree della minoranza Pd: Bisogna adesso “riaprire il capitolo della legge elettorale per la Camera. Legge da rivedere nel capitolo su consistenza e modalità di attribuzione del premio di maggioranza, sul nodo dei capolista plurimi a rischio di costituzionalità e su quelli bloccati. D’altronde è in corso una raccolta di firme per i referendum che chiedono di modificare l’Italicum”.

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