giovedì, 28 Marzo 2024
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Lo Spasimo di Sicilia, ovvero lo Spasimo della Vergine, ovvero lo Spasimo di tutti i palermitani

Sede di sfilate e concerti, emozionante illuminato dalle luci serali, protagonista e vittima di una curiosa sequela di eventi che lo rende ancora più affascinante e suggestivo. Un bastione, un Raffaello trafugato, un ospedale, un atelier … lo Spasimo.

Del cinquecentesco complesso dello Spasimo si può intuire la grandezza solo attraverso la sua chiesa, che con la nave scoperchiata lascia senza fiato ogni visitatore. S. Maria dello Spasimo era il nome scelto dal giureconsulto Jacopo Basilicò, che donò alcuni suoi possedimenti ai monaci benedettini olivetani per realizzare, oltre alla chiesa, un chiostro, un monastero e un cimitero; era in evocazione del dolore (spasimo) provato dalla Vergine Maria alla vista del figlio caduto sotto il peso della croce nell’andata al Calvario, e questo era anche il tema dell’opera commissionata a Raffaello Sanzio, tavola che fu protagonista di una leggenda. Pare infatti che, imbarcata a Roma nel 1517, dopo un naufragio fosse arrivata sola e integra a Genova e che i liguri, chiamando al miracolo, non volessero restituirla, tanto che ci vollero tre anni prima del suo arrivo a Palermo.

Per soli cinquant’anni la chiesa funzionò come tale; infatti la fabbrica fu coinvolta nel progetto di realizzazione delle nuove mura di fortificazione della città, e trasferitisi i monaci fu adibita a primo teatro cittadino, mentre all’esterno veniva chiusa da uno dei bastioni della cinta muraria. Con l’apertura del teatro Santa Cecilia, nel 1693, si adoperò come deposito di carrozze e del carro trionfale di Santa Rosalia. La mancata manutenzione generò il crollo della copertura lignea della navata intorno alla metà del Settecento, lasciando integre tutte le volte in pietra.

Nel 1661 la tavola raffaellesca fu ceduta con l’inganno dall’abate Clemente Staropoli alla corona spagnola, in cambio di un compenso annuo mai corrisposto. Pare che avesse sostituito l’opera con una copia, e che nonostante le suppliche dei monaci al re Filippo IV rimase in Spagna, tuttora visitabile al Prado di Madrid.

Lo Spasimo in un dipinto a olio di G. B. Carini del 1836
Lo Spasimo in un dipinto a olio di G. B. Carini del 1836

Nel 1835 fu trasformato in ospizio di mendicità e poi nell’ospedale Principe Umberto, dove si curavano malattie infettive e successivamente gli anziani, e la chiesa, crescendovi già da tempo vegetazione spontanea, ne divenne il giardino. Paradossale fu la scelta di realizzare una chiesa dentro la chiesa stessa, utilizzando le cappelle del lato nord, e che aveva per cupola la rosacea cupoletta di ispirazione arabo-normanna che fiancheggiava il portico cinquecentesco. Pur mantenendosi l’utilizzo dell’ospedale, la navata cambiò nuovamente funzione: nel corso del Novecento venne adoperata come atelier per grandi opere, e tra queste la statua equestre di Garibaldi e, addirittura, la modellazione al vero del prospetto del Palazzo delle Poste di via Roma. Si iniziarono inoltre a portare frammenti artistici di pregio provenienti da palazzi demoliti o bombardati al fine di essere conservati, in un luogo che mancava proprio di manutenzione.

Il deterioramento di tutto il complesso arrivò a livelli critici: le condizioni dei pazienti ricoverati, a ragione delle quali i palermitani gli attribuirono il nome di “Spasimo”, il crollo del transetto a sud nel 1986 portarono il Comune di Palermo ad abolire la sede ospedaliera e a tentarne il recupero. Solo alla fine del 1995 fu scoperto un lato di un ampio chiostro che i monaci avevano iniziato a realizzare e che era stato ricoperto oltre cento anni prima, ed oggi la chiesa ci appare meravigliosa nella sua decadenza e per il suo essere incontaminata, dato che l’abbandono delle funzioni religiose non ne ha permesso rimaneggiamenti barocchi e ci permette di ammirare un Cinquecento siciliano ancora tutto gotico e un angolo di pace, il terrapieno del bastione che oggi è un giardino nel centro storico, dove regna il silenzio e si perde persino il senso dell’orientamento.

 

Fonte dell’immagine storica: A. La Fisca, G. Palazzo, Santa Maria dello Spasimo, Ed. Guida 1996.

 

 

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