venerdì, 29 Marzo 2024
spot_img
HomePalermoGli angeli che lottarono fino alla fine: la scorta di Paolo Borsellino

Gli angeli che lottarono fino alla fine: la scorta di Paolo Borsellino

Un ricordo agli uomini e alle donne dello Stato: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi e Claudio Traina, che morirono nel tragico attentato insieme al Giudice palermitano

Era il 19 luglio del 1992, quando Palermo fu scossa da un boato a cui seguì un triste annuncio che diede il colpo di grazia ad una città già martoriata dalle stragi mafiose, soprattutto in quell’anno. E pensare che due mesi prima ce n’era stata un’altra, altrettanto grave, nell’Autostrada A29 all’altezza di Capaci, in cui persero la vita il Giudice antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, oltre 23 invece furono i feriti.

La tragedia che si consumò esattamente 26 anni fa, il 19 luglio 1992, invece, scelse e colpì come vittima il braccio destro di Falcone al Maxiprocesso, il giudice Paolo Borsellino che, insieme alla sua scorta, saltò per aria dopo lo scoppio di una Fiat 126 rubata e imbottita di tritolo, in via D’Amelio, a Palermo, proprio sotto casa della madre. Oltre al Magistrato, cinque dei sei componenti della scorta persero la vita in quel tragico attentato: Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli. Uomini e donne di Stato oggi insigniti della Medaglia d’Oro al Valor Civile per “Aver assolto il proprio compito con grande coraggio e assoluta dedizione al dovere, pur consapevoli dei gravi rischi cui si esponevano a causa della recrudescenza degli attentati contro rappresentanti dell’Ordine Giudiziario e delle Forze di Polizia”.

Più volte il magistrato Paolo Borsellino aveva parlato di loro comemembri della sua famiglia” e, sapendo di poter essere ucciso da un momento all’altro, non di rado capitava che uscisse per piccole commissioni da solo, come se volesse inviare un messaggio, quello di colpire lui e non quei giovani che non c’entravano nulla ed erano chiamati solo per proteggerlo. E lo hanno protetto, fino alla fine, fino a pagare persino con la loro stessa vita.

Ecco chi erano gli Angeli di Borsellino:

Agostino Catalano era il Capo scorta, aveva 43 anni e, da tre anni, era rimasto vedovo. E così, nel giro di poco tempo, i figli si ritrovarono di colpo privati di entrambi i genitori. Per non pensare al fatto che, il giorno della strage, Catalano doveva essere in ferie, e invece fu chiamato a copertura del numero degli agenti di scorta, mentre solo qualche giorno prima, sulla spiaggia di Mondello, aveva salvato un bambino che rischiò di annegare.

Walter Eddie Cosina, Agente scelto, era nato in Australia da una famiglia triestina emigrata nel dopoguerra. Nel 1983 entrò alla Digos, mentre dal 1990 fece parte del nucleo anti-sequestri e poi della divisione anticrimine. Dopo la morte di Falcone, ci fu necessità di ulteriori agenti di scorta in tutto il territorio nazionale, e così accettò di venire a Palermo. Anche lui quel 19 luglio non doveva essere in servizio: prese il posto di un collega che rimase a riposo. Morì durante il trasporto in ospedale.

Claudio Traina era entrato in Polizia giovanissimo, operando in un primo momento nella squadra volanti di Milano. Poi, su sua richiesta, il trasferimento a Palermo, e dal 1990 l’assegnazione all’Ufficio scorte. Al momento della strage aveva 27 anni appena, si era da poco sposato ed era padre di un bambino che lasciò a soli undici mesi.

Vincenzo Li Muli, nel 1992 fu assegnato alla Questura di Palermo, era fidanzato e, dopo aver visto le immagini della strage di Capaci, preso dalla rabbia, si fece assegnare alla scorta del giudice Borsellino. Era lui il più giovane della squadra, aveva solo 22 anni.

Antonino Vullo, invece, fu l’unico agente sopravvissuto di quel giorno che ancora, ad oggi, sta malissimo al ricordo di ciò che successe.

L’agente Emanuela Loi

Ed infine, vogliamo ricordare un Angelo donna, che era raro vedere a quei tempi. Emanuela Loi, infatti, fu la prima donna poliziotto a morire in una strage di mafia. L’Agente Loi era entrata in Polizia nel 1989, frequentò la Scuola Allievi di Trieste e due anni dopo fu trasferita a Palermo.  Anche lei, dopo la strage di Capaci, fu affidata alla scorta di Paolo Borsellino. Era sarda ed aveva solo 24 anni. Ha lasciato la sua famiglia ed un fidanzato col quale sognava di sposarsi. Anche lei si trovò quel giorno casualmente sul luogo della strage: aveva avuto un’influenza ed il medico le aveva consigliato i giorni di malattia fino al 20 luglio. Ma lei rientrò in servizio il 16.

La città di Palermo, tra le varie iniziative in memoria della strage di via D’Amelio, del giudice Borsellino e degli uomini della sua scorta, quest’anno ne dedicherà alcune proprio all’unica donna che saltò in aria a causa di quel maledetto tritolo.

Tra queste, ne segnaliamo un paio:

Il primo appuntamento domani, venerdì 20 luglio, alle 20:45, a Palazzo dei Normanni con una pièce teatrale dal titolo “Sono Emanuela Loi”. Il monologo è stato scritto da Eleonora Lo Curto, capogruppo dell’Udc all’Ars, per la regia di Alessio Piazza, con Anna Clara Giampino e “I Musicanti” di Gregorio Caimi che, insieme, daranno voce alla storia di una donna che aveva fatto i conti con la paura. Un modo insomma per raccontare l’universo femminile fatto di forza, determinazione, impegno e coraggio.

Il prossimo 27 ottobre, sempre ad Emanuela Loi, sarà dedicato il “Premio Coraggio”, istituito dall’Inner Wheel Palermo Normanna e dal Pool antiviolenza e per la legalità, condiviso dalla Polizia di Stato. Nell’occasione, saranno premiate 13 “donne coraggio”.

Locandina Premio Coraggio – Emanuela Loi

 

CORRELATI

Ultimi inseriti