venerdì, 29 Marzo 2024
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Echi siciliani nel Premio Nobel 2017 alla letteratura.

L’annuncio che lo scrittore giapponese – naturalizzato britannico – Kazuo Ishiguro ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura 2017 è stato dato oggi dalla Prof.ssa Sara Danius – Segretario permanente della Reale Accademia Svedese –, che ha detto “He’s a Writer of great integrity”. Nella sintetica dichiarazione si racchiude tutta la motivazione di questo riconoscimento ad Hishiguro, il  29esimo scrittore di lingua anglofona a riceverlo, per «i suoi romanzi dalla grande forza emotiva incui ha svelato l’abisso del nostro illusorio senso di connessione con il mondo». Il riconoscimento non coglie di sorpresa chi conosce da tempo l’opera dello scrittore e ne ha  apprezzato le qualità di fine e accurato narratore. Il mio personale approccio (da lettore) alla sua conoscenza mi riconduce dapprincipio a “Quel che resta del giorno” (Einaudi 1990, per la traduzione di Maria Antonietta Saracino), che mi lasciò letteralmente incantato. Poi giunge alla distopica rappresentazione di “Non lasciarmi” (Einaudi, 2005), stavolta per la traduzione di Paola Novarese. Del primo dei due romanzi mi appassionarono la storia di Mister Stevens e Miss Kenton, rispettivamente il maggiordomo e la governante di Darlington Hall, e fui colpito dalla capacità di Ishiguro – che, ripeto, giapponese di nascita (Nagasaki, 1954) ma britannico d’adozione, a seguito del trasferimento del padre alla sede diplomatica di Londra (nel 1960) – di raccontare con estrema precisione la dignità e la forza delle tradizioni anglosassoni, in una storia d’amore mancato alla vigilia del secondo conflitto mondiale. Del secondo dei due romanzi, invece, anch’esso con una storia d’amore al centro, mi colpì molto la visionarietà – l’ambientazione, a differenza del precedente libro, è in un’epoca futura a noi vicina e che non vorremmo affatto vedere concretizzata –  accompagnata dalla chiara percezione della fragile finitezza di qualunque vita (oggi, domani, sempre). Hishiguro, dunque, studia a Londra, si laurea (in Letteratura e Filosofia), si sposa con una donna scozzese; insomma, è cittadino britannico. E quando nel 1994 esce in Italia la riduzione cinematografica di James Ivory, tratta dal primo dei due best seller – che nel 1989 aveva pure ricevuto il Book Prize –, vedere i personaggi recitati da Antony Hopkins ed Emma Thompson, nonché l’aderenza della sceneggiatura (scritta da Ruth Prawer Jhabvala e da un non accreditato Harold Pinter) a quel testo letterario da me tanto apprezzato mi diede gran gioia. Da qui la testimonianza mediata dalla carta, poi dal vivo seguita dall’arrivo di Kazuo Ishiguro in Sicilia. Nel 2009, infatti, Hishiguro viene a Santa Margherita Belice per aver vinto la VI edizione del Tomasi di Lampedusa e ricevere il premio per il suo romanzo “Notturni, cinque storie di musica e crepuscolo” (Einaudi). In quel contesto lo scrittore, giunto in una parte di Isola a lui sconosciuta (la sua conoscenza si limitava, infatti,  a quella orientale), mise in parallelo la Sicilia all’Irlanda affermando che la nostra isola, per il notevole contributo letterario offerto all’Italia, e nella stessa posizione dell’isola britannica rispetto a tutto il resto del Regno Unito. Poi, in quel medesimo contesto, l’attestato di stima per il nostro Giuseppe Tomasi di Lampedusa: «metto in collegamento “Il Gattopardo” ai grandi romanzi realisti del 19mo secolo – Tolstoj, Eliot, Stendhal – e, a mio avviso, questo è il solo romanzo scritto in italiano che può affiancarsi ai grandi capolavori sociali realisti scritti in russo, francese e inglese». Ricordando questa testimonianza, pertanto, quando Sara Danius, oggi dalla Reale Accademia, ha dato l’annuncio del Nobel dicendo  che Ishiguro «è un mix di Jane Austen con Kafka e ci aggiungerei un po’ di Proust» avrei aggiunto “e non dimentichi il Tomasi di Lampedusa, Professoressa!”.

Sapevate che?

A partire dal 1901 ad oggi sono stati attribuiti 110 premi Nobel alla Letteratura, 14 sono stati vinti da donne e ben 4 sono stati quelli condivisi tra due scrittori. 41 anni, invece, l’età del più giovane Nobel prize (Rudyard Kipling, che scrisse fra gli altri “Il Libro della Giungla”) e 88 anni la più anziana (Doris Lessing, nel 2007). L’età media stimata dei Premi Nobel per letteratura si aggira intorno ai 65 anni.

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