venerdì, 29 Marzo 2024
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Chi abusa degli altri è un frustrato e un indegno

Prevaricazione, mobbing, sopruso, prepotenza, sopraffazione, ingiustizia, angheria, etc. quanti termini per indicare un disaggio, una situazione che si viene a creare non voluta, non cercata ma semplicemente subita.

Una condizione che chiunque di noi ha vissuto almeno una volta della vita, chi in maniera talmente forte che ne è stato segnato per sempre, chi in maniera blanda.

Ma perché ci devono essere, o si devono venire a creare questo tipo di situazioni?

Credo che c’è solamente una spiegazione, la cattiveria umana.

L’uomo non nasce cattivo, ma lo diventa, anche se in alcuni casi la cattiveria è insita nel proprio dna, sta lì sopita che aspetta di uscire fuori ma che con una buona dose di volontà può rimanere per sempre addormentata.

“Io, siccome sono il capo ti debbo imporre il mio volere, tu devi fare o subire questo anche contro la tua volontà, tu non sei nessuno”, potrebbe essere questo uno dei tanti esempi. Chi fa questo, si crede un essere superiore ma non si rende conto di essere un inferiore, un indegno, semprechè si possa definire “essere”. Immagino che a casa sua subirà le angherie familiari!

A tal proposito mi ricordo di un episodio della mia infanzia, in cui il maestro delle elementari si scaglio contro un mio compagno colpevole di non avere risposto ad una sua chiamata, mi rimasero impressi quegli occhi spiritati, quei pugni serrati, quello scatto felino verso quel mio povero compagnetto, reo ai suoi occhi di non avergli portato rispetto. Meno male che poi, arrivatogli davanti, si fermò in tempo e non lo colpì, come era nelle sue intenzioni, con un ceffone; si limitò a rimproverarlo. Quel gesto del maestro denotò, a mio parere, un suo stato di frustrazione profonda, tale da fare trasparire un disagio interiore. “Ma il problema è tuo e non nostro e pertanto tientelo per i fatticelli tuoi e non vessare i tuoi poveri alunni”, questo fu il mio pensiero di allora.

E che dire dei soprusi, delle angherie a sfondo sessuale? Di recente sui media hanno dato risalto con varie testimonianza di chi ne è stato vittima di questo mal costume nel mondo del cinema e/o della politica. Ma è da una vita che sotto sotto si mormoravano queste cose, e che si dice che se vuoi fare carriera e lavorare in questi due settori dei sottostare a certi compromessi.

Poi, non sono da meno quelli religiosi, ma a questo argomento dedicheremo un discorso a parte.

Oggi non sono solo le donne a subirle, oramai, anche i maschietti non sono immuni e non è sempre facile sottrarsi, ma ci si deve riuscire e non bisogna subire. Nel mondo del lavoro, la “fame” di un posto sicuro porta spesso a sottostare ed una volta entrati in questo vortice non è facile uscirne. Personalmente non mi sento di giudicare chi ha dovuto cedere ad un ricatto, bisogna vedere il contesto in cui è maturato, lo stato di necessità della vittima, ad esempio una madre divorziata con bambini da dovere crescere.

Vigliacchi sono chi approfitta dello stato di frustrazione della vittima, in maniera oserei dire subdola.

Poi ci sono certe persone, se così si possono definire, che invece si offrono pur di fare carriera, pur di ottenere quello che si sono prefissati. Queste o questi sono esseri a cui non voglio attribuire un aggettivo perché sarei costretto a scendere nel triviale e non mi va.

Sinceramente mi viene difficile scrivere la chiusura di questo articolo, non so come concludere.

Sperare che questi episodi non avvengano più? Mi sembra impossibile.

Sperare che questi avvenimenti tendano a diminuire? Improbabile, chi lo può prevedere.

Sperare che questo malcostume scompaia? Non ci credo.

La cattiveria umana, come accennavo ad inizio articolo, c’era, c’è e purtroppo ci sarà sempre, non dimentichiamo che tra gli esseri viventi l’uomo è il più cattivo.

Ed allora?

Non ci resta che cercare di combattere questo sistema marcio con tutte le nostre forze, per far si di vivere la nostra esistenza in maniera civile!

Ai posteri l’ardua sentenza.

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